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Lunedì, 29 Aprile 2024
Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Elezioni regionali, ora tocca all'Abruzzo che merita di essere amministrata meglio

Purtroppo più si viaggia verso il Meridione e più la qualità politica peggiora, questo perché a mano a mano che si scende il controllo sociale dei cittadini sulla politica diminuisce, fino a sparire

Non dirò che molti dei miei amici sono abruzzesi, anche se è vero.

Non lo dirò perché rischio di fare come il razzista che racconta di avere degli amici di colore oppure come l’omofobo che vanta amici gay.

Dico invece che questa regione, bellissima e addobbata di mari e monti, abitata da persone alla maggior parte delle quali è difficile non volere bene, merita di essere amministrata meglio, molto meglio di come lo è stata negli ultimi cinque anni, prosecuzione di altri quinquenni infelici che, malgrado tutto, non sono riusciti a uccidere lo spirito di questa piccola e deliziosa parte d’Italia.

Per completezza è giusto dire che anche ai tempi di Ottaviano del Turco, che non era di destra, il livello era lontanissimo da quello di un’amministrazione scandinava, ma questo non basta per giustificare l’operato dell’ultimo governo regionale, quello uscente, perché se uno si propone come la soluzione dei problemi, a cominciare da quelli sanitari, e poi ne aggiunge altri, è giusto che passi la mano.

La politica nel sud dell’Italia si occupa solo di sé stessa e dei propri clienti più prossimi, in Abruzzo tale atteggiamento arriva a livelli parossistici, quasi da primato nazionale.

Inutile negarlo, purtroppo più si viaggia verso il Meridione e più la qualità politica peggiora, l’Abruzzo non fa eccezione, questo perché a mano a mano che si scende il controllo sociale dei cittadini sulla politica diminuisce, fino a sparire. Dunque, la seconda cosa che l’Abruzzo non merita, dopo il suo mediocre personale politico, è una cultura del disimpegno civile, alimentata forse dalle difficoltà quotidiane che le persone incontrano nella vita ma più probabilmente figlia di un individualismo che fa solo il gioco dei partiti e dei malintenzionati. Una cultura alimentata anche da chi dovrebbe aiutare le persone a riflettere, usando con maggiore senso di responsabilità i propri delicati uffici, anche spirituali, invece di mischiarsi direttamente con quella politica per ottenere qualche favore, ma spesso scegliendosi la parte peggiore, quella priva di solidarietà e attenzione per i diritti civili.    

In Abruzzo le cose che funzionano non sono molte e la responsabilità di questo è soprattutto di chi governa, ma a ruota ci sono proprio coloro che subiscono senza lamentarsi, quindi rendendosi complici, nonché quelle guide stoltissime di cui si parlava, che invece di insegnare alla politica a farsi servizio se ne lasciano sedurre e si illudono di servirsene, trafficando attraverso di essa i propri meschini desideri di potenza o cercando di compensare col potere temporale il fallimento delle chiese vuote e desolate, di cui non sentono nemmeno un filo di responsabilità.

Tutto questo trova una sintesi sconfortante nella pessima qualità dei servizi, a cominciare a quelli che dovrebbero presidiare la cura della persona, non solo quella fisica. Ma la politica abruzzese non ci arriva, fa finta di non capire che qualità dei servizi e qualità della vita coincidono, talvolta perfettamente. Se mio figlio è ludopatico oppure è afflitto da un problema psichiatrico serio e io non capisco dove sbattere la testa nella mia regione, perché non c’è una prospettiva di ospitalità sul territorio, dovrò iniziare un viaggio della speranza, fidando su qualche conoscenza, su qualche imbeccata. Se sono fortunato. Terribile e ancora prima ingiusto, perché la politica chiede fiducia e la ottiene proprio per impedire tutto questo.

In questa settimana assisteremo a una sfilata di leader e comprimari, che reciteranno la loro particina rendendoci partecipi di una rara capacità attoriale, rivedremo persino la premier in versione Sbirulino con la voce in falsetto, ma l’indomani spariranno dalla circolazione e i loro protetti avranno mani libere.

L’unica cosa certa è che gli ultimi cinque anni sono stati pessimi. Il voto serve anche a decidere che non siamo d’accordo.

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