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Domenica, 28 Aprile 2024
Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Gay pride, c'è un'umanità renitente al progresso e ai diritti

Una tempesta perfetta, nata dall’incrocio di integralismi religiosi e politici, incombe sull’Italia e su gran parte dell’Occidente, insidiandolo persino più severamente di quanto non abbia fatto la pandemia generata dal Coronavirus. Risultato: oggi l’omosessualità è esposta quasi quanto lo fu al tempo dei nazisti. Con due aggravanti

Il patrocinio dato e poi ritirato dalla Regione Lazio al Gay Pride è solo la punta di una montagna nascosta, di molte montagne nascoste, una sorta di Himalaya che minaccia tutti i progressi compiuti dagli anni Cinquanta nel nostro paese, non solo nel campo dei diritti, ma soprattutto sul terreno dell’incivilimento della comunità.

Una tempesta perfetta, nata dall’incrocio di integralismi religiosi e politici, incombe sull’Italia e su gran parte dell’Occidente, insidiandolo persino più severamente di quanto non abbia fatto la pandemia generata dal Coronavirus, vinta solo grazie alle armi messe a disposizione della scienza, così invisa agli animi regressivi che cercano di prendere il sopravvento, incapaci di arrendersi all’evidenza.

Un’autentica peste della ragione che, purtroppo, trova terreno fertile nella parte retriva e superstiziosa della collettività, con la politica, quella più cinica, e spregiudicata, pronta usarne l’effetto fionda, tesorizzando all’estremo le paure recondite che assediano le menti meno avvedute.

Un mondo parallelo impegnato a operare violente torsioni del progresso e del sapere verso tempi incerti e luoghi oscuri, ma evocati e indicati con maestria quali rimedi a tutti i mali.

Chi si era illuso che non avrebbero mai osato congiungersi con le retrovie dell’Europa, con paesi come la Polonia e l’Ungheria, ora è chiamato a riflettere sulla faciloneria con cui aveva dato il suo voto il 25 settembre o deciso di non parteciparvi.

Lo squallore che sta facendo emergere il Gay Pride nella classe politica italiana di destra, è solo un segnale, ci attendono giorni difficili, una cultura politica che digerisce in silenzio la nomina di un cognato a ministro è capace di tutto, e lo stiamo toccando con mano. Questa politica è in grado di rappresentare, e prima ancora di vellicare, solo le paure inconsce, regressive, delle persone che temono il progresso e il cambiamento attribuendovi chissà quali intenzioni, individui che nella diversità vedono una pistola puntata contro le loro fragili identità.

Oggi, con questi governanti, l’omosessualità è esposta quasi quanto lo fu al tempo dei nazisti, con due aggravanti.

La prima è che essa sarà additata come la causa delle innumerevoli difficoltà che gravano sulla famiglia “ortodossa”. Dunque, ponendola alla radice delle frustrazioni affettive e pedagogiche con cui un’infinità di persone si misurano.   

La seconda è che il lavoro sporco non lo faranno direttamente i politici, ma si limiteranno a creare le condizioni “predisponenti”, armando prima le menti e poi le mani delle persone più suggestionabili, facendole sentire investite di una missione. Quante saranno e dove si annideranno non sarà dato sapere, così il pericolo sarà costante, diffuso nel tempo e nello spazio ma, soprattutto imprevedibile, aumentando a dismisura le ansie delle persone additate e dei loro cari.

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