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Lunedì, 29 Aprile 2024
Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Manganelli sui ragazzi, due o tre cose sulla libertà di manifestare e la politica inadatta

Dire che mettersi contro le Forze dell’Ordine è pericoloso significa esattamente mettersi contro le Forze dell’Ordine, che non sono un recinto di teste calde bisognose di frasi ruffiane o pacche sulle spalle. Parlare con equilibrio, dividendo il grano dal loglio, è l’unico modo per rispettare chi davvero rischia la vita per i cittadini, separandolo da chi si limita a sfogare le proprie pulsioni violente

“Non permetteremo più che i figli dei borghesi del Nord uccidano i figli dei contadini del Sud”.

Così, all’incirca, parlò Francesco Cossiga. Erano gli anni di piombo, un poliziotto, l’ennesimo, era appena stato ucciso. È il Cossiga degli anni Settanta/Ottanta, non ancora travolto dai tormenti interiori, sotto il peso di eventi forse più grandi di lui, a cominciare dalla morte di Aldo Moro.

Le cose, allora, stavano in termini drastici, logoravano il potere. Da una parte c’erano i terroristi, disposti a tutto, incapaci di compassione, anche in dosi minime. Dall’altra ragazzi che la povertà spingeva a cercare uno stipendio sicuro nella divisa, ma erano diventati carne da macello.

Allora si sparava e si moriva, diversi poliziotti, spesso giovani meridionali, appunto, persero la vita. In tutto perirono 61 agenti. I figli degli indigenti difendevano col sangue lo stato di diritto.

In queste ore Antonio Tajani prova a scimmiottare Cossiga, ma sbaglia le misure come un sarto dilettante, definendo i manganellati di Pisa “radical chic” e i picchiatori in divisa “figli del popolo”. Banalità e disinformazione a piene mani, ma ognuno spande quello che possiede, senza contare che qui non c’erano armi.

Diciamo due parole, bastano e avanzano, su questo goffo tentativo di imitazione, una sorta di caricatura riuscita veramente male, ma non poteva essere diversamente.

La prima. Non si può impiantare alcun tipo di paragone, i personaggi sono incommensurabili.

L’ex ministro degli interni ed ex presidente della Repubblica, politicamente sarebbe stato all’attuale ministro degli esteri, nonché capo di Forza Italia, come un delfino sta a una costardella, perché il livello del personale politico nel quasi mezzo secolo che separa le parole di Cossiga da quelle di Tajani, è crollato verticalmente. È inimmaginabile, ad esempio, retroproiettare Matteo Salvini a quei tempi, sarebbe entrato alla Camera dei deputati solo in gita scolastica, e non solo lui. Per non parlare della probabilità di una sua presenza in un governo qualunque.

La seconda. Esattamente come i poliziotti, anche “i figli dei radical chic” sono italiani, anch’essi figli di lavoratori, credevano di vivere in un paese democratico in cui si può manifestare liberamente. Dire che i corpi dello stato si rispettano vale in termini generali, ma non può applicarsi a tutti i casi specifici, un uomo intelligente dovrebbe saperlo ed evitare di indossare abiti troppo grandi per lui, lasciando in pace sia Cossiga che Pasolini.

Quella di Pisa è stata una pagina grigia del Paese, vedere persone in divisa, dotate di mezzi di offesa, accanirci contro dei ragazzini disarmati, crea sgomento e forse mette paura, ma ci vogliono muscoli istituzionali veri per capirlo, quelli in possesso del presidente della Repubblica in carica, per intenderci, un uomo che appartiene ad altre stagioni della politica italiana, e per questo appare come un gigante tra le formiche. Dire che mettersi contro le Forze dell’Ordine è pericoloso, come fa la presidente del consiglio, significa esattamente mettersi contro le Forze dell’Ordine, che non sono un recinto di teste calde bisognose di frasi ruffiane o di pacche sulle spalle. Parlare con equilibrio, dividendo il grano dal loglio, è l’unico modo per rispettare chi davvero rischia la vita per i cittadini, separandolo da chi si limita a sfogare le proprie pulsioni violente.

Tutti dovremmo capire che la stima è la conseguenza del proprio comportamento e che la democrazia non si può sospendere neanche per cinque minuti.

La lezione che arriva dai sessantuno poliziotti morti durante la guerra contro il terrorismo, santi laici di un paese privo di guide, fatto salvo Sergio Mattarella, è proprio questa, ma per imparare certe lezioni occorrono alunni intelligenti. Non sempre è facile trovarli nel recinto della politica.

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Manganelli sui ragazzi, due o tre cose sulla libertà di manifestare e la politica inadatta

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