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Sette milioni per fare la propaganda al ponte che non c'è

Il partito di Salvini ha presentato un emendamento che promette di stanziare un milione di euro all’anno ad Eurolink per pubblicizzare l’opera. Che dagli espropri ai tempi di realizzazione è uno dei pasticci più grandi del dopoguerra

Se è vero quello che si è letto sui giornali, il partito di Salvini insieme a Forza Italia ha presentato un emendamento in commissione Infrastrutture alla Camera, firmato dal forzista Francesco Battistoni e dall’esponente della Lega Domenico Furgiuele, che promette di stanziare 7 milioni per la campagna di comunicazione del Ponte sullo Stretto. In pratica un milione di euro all’anno dal 2024 al 2030 ad Eurolink (la cordata di imprese che si è aggiudicata la realizzazione del Ponte sullo Stretto) per pubblicizzare l’opera. 

Ora, è evidente che in questa fase, è opportuno più che mai che i giornali riscoprano la loro funzione. Che non è quella di pubblicizzare piuttosto quella di informare. Non solo sul concerto di aspettative "del Ponte toccasana" che siamo abituati a leggere, quanto sugli sconquassi cui vanno incontro i cittadini per avere poi non si sa ancora bene quale ritorno. Perché mentre non si conoscono tempi e costi, non c’è neanche la revisione del progetto ponte, si inanellano anomalie una dietro l’altra.

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Un esempio? Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il bilancio di previsione dello Stato e quello pluriennale per il triennio 2023-2025 che parla anche di ponte sullo Stretto.  E’ uno dei più grandi pasticci del dopoguerra. Dopo avere finanziato per decenni una società, la Stretto di Messina, che non si capisce bene fino a oggi che lavoro abbia svolto, se non quello di accasare nomine di sottogoverno macinando miliardi, arriva la beffa al comma 487. E arriva con un verbo transitivo: reiterare. “Ai fini della dichiarazione di pubblica utilità dell'opera – si legge - sono reiterati, a ogni effetto di legge, i vincoli imposti con l'approvazione del progetto preliminare dell'opera e successivamente prorogati”. 

Tradotto dal burocratese significa che a distanza di oltre dieci anni si rispolverano oltre mille schede di espropri con mappe che non corrispondono più alla situazione attuale.  E’ evidente che il livello nel quale si stagliano i pilastri del fantomatico ponte, sta molto al di sopra delle normali procedure di legge.  E' evidente che è talmente forte il potere immaginifico dell'opera che argomenti così importanti, fondamentali anche per una banale gara di una stazione appaltante, vengono del tutto sorvolati. Così come non viene considerata la tutela del paesaggio per dirla con Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi e sinistra che ha bollato l’emendamento che promette sette milioni per la campagna di comunicazione un paradigma della “mangiatoia di soldi pubblici dello Stato per sostenere un’opera che non ha un piano tecnico economico di fattibilità e che sottrarrà risorse alle priorità del sud come trasporti, scuole, acquedotti, difesa del suolo”.

Il Ponte vola così in alto, che non ha bisogno nemmeno di confrontarsi con l'opinione dei cittadini che lo debbono "subire".  E se il costituzionalista Michele Ainis pensa che sarebbe invece importante, se non doveroso, consultare le popolazioni interessate con un referendum consultivo, il sondaggio di MessinaToday dà già qualche indicazione su quella che è la volontà dei messinesi: 70 per cento no sull’opportunità di realizzare il ponte sullo Stretto rispetto a circa mille votanti.

Il sondaggio è ancora aperto (CLICCA QUI PER VOTARE). C’è tempo ancora una settimana per dire la tua.

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