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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Giù il sipario al Museo ma una sorpresa è in arrivo, Failla: "Sfida vinta grazie al pubblico"

Terza e ultima replica di "Una vita a cottimo" per la rassegna Clandestini che chiuderà la stagione. L'attore e fondatore del Clan Off protagonista nei panni di Vincenzino Sottile si racconta a MessinaToday...

Giù il sipario al Museo regionale. L'ultima stasera di "Una vita a cottimo" chiuderà la rassegna "Clandestini" del Clan Off Teatro negli spazi culturali concessi. Mauro Failla si esibirà per la terza volta consecutiva nei panni di Vincenzino Sottile scritto da Giusi Arimatea per la regia di Giovanni Maria Currò. Ma "Clandestini" avrà l'appendice. 

Failla, ultima oggi di "Una vita a cottimo" al Museo e ultima programmazione anche del Clan Off Teatro in questa stagione. Un bilancio e una previsione sul ritorno in questi spazi particolari e importanti 

"Preparare una stagione teatrale dopo la chiusura del nostro teatro, il Clan Off di via Trento, e dopo un lungo stop forzato è stata una bella sfida che abbiamo creduto doverosa nei confronti della città e del pubblico che negli anni, fiduciosamente, ci ha sempre sostenuto con grande affetto. Un sentito ringraziamento va al Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, che ha premurosamente accolto la proposta da noi presentata, ospitandoci con grande disponibilità, e con cui auspichiamo nuove felici collaborazioni."Una vita a cottimo" questa sera, con l’ultima delle tre repliche previste, chiude la rassegna “ClanDestini” le cui costanti presenze hanno fortemente dimostrato quanta voglia di teatro, preparato con grande amore, ci sia nei nostri territori. I grandi numeri registrati fanno pensare a una sfida che ci sentiamo di definire vinta, grazie a un pubblico appassionato, pronto ogni sera ad applaudire le compagnie e gli attori che si sono avvicendati. Tanto da chiedere una nuova replica dello spettacolo con cui abbiamo inaugurato questa avventura al Museo: un appuntamento aggiuntivo con “Il Rasoio di Occam”, previsto per venerdì 5 maggio alle 21: per chi non sia riuscito a vederlo, non ha potuto farlo o semplicemente per chi, come coloro che lo hanno fortemente richiesto, voglia rivederlo". 

 Lei è il protagonista di "Una vita a cottimo", Vincenzino Sottile, un monologo sulla vita di un uomo "soffocato" dalla madre. Che interpretazione ha voluto dare? È stato il suo personaggio più difficile? 

"Mi sono letteralmente innamorato all’istante del testo scritto da Giusi Arimatea. Ho capito immediatamente la forza emotiva del suo personaggio, della condizione di Vincenzino e del suo vivere. Un testo delicato e profondo, drammatico e garbato. Feroce. Umano. Ho sentito che dovevo fare un massiccio lavoro su me stesso. Ho scelto di lavorare al personaggio utilizzando l’isolamento. Ho scelto di provare ad aumentare la percezione di solitudine, di privazione volontaria, di rinuncia, del ritiro e della castrazione di molti bisogni, indagando questa condizione anche fisicamente. Cercando quelle atmosfere e quei colori che provavo a immaginare presenti in una vita che non viene vissuta. Non so se sono riuscito a farlo completamente. Di certo, ancora una volta, il teatro mi ha dato la possibilità di guardare la vita con altri occhi. E comprendere meglio una parte di quella umanità che, a volte, scegliamo di non capire o di cui troppo spesso non ci curiamo".

Che periodo sta vivendo il Teatro dopo la pandemia e in particolare quello messinese? 

"Credo che il teatro sia uno degli ultimi spazi di riflessione collettiva che ci è rimasto. La voglia di viverlo è tantissima, specialmente dopo la terribile esperienza della pandemia. Compito nostro e dei tanti validi colleghi, che ogni giorno fanno un lavoro costante e continuo sul territorio, è non cedere di un millimetro e continuare con la stessa dedizione e la stessa ineccepibile professionalità a portare avanti il lavoro faticosamente svolto: sappiamo essere innumerevoli le difficoltà per la mancanza di spazi, sostegni economici, poca attenzione da parte delle istituzioni e di coloro i quali, in maniera estremamente miope, troppo spesso non riescono a cogliere la misura di quanto di bello e di prezioso accade nella nostra città".

Con Giovanni Currò e da qualche anno con Giusi Arimatea tra testi, regia e interpretazione avete creato un trio ormai ben saldo nel panorama teatrale.

"Con Giovanni ho passato più di tre quarti della mia vita, crescendo insieme, diventando gli uomini che siamo oggi; restando sempre, però, quei ragazzini vivaci, vispi, incessantemente pronti a guardare e scoprire le nostre vite e quelle degli altri. Credo che questo sia alla base del nostro comprenderci dentro e fuori la scena: basta guardarci ogni volta e trovare quello di cui entrambi siamo alla ricerca.  La stima professionale reciproca, al di là di quella personale che ci lega, resta il perno sul quale intendiamo continuare il nostro lungo, proficuo, lavoro. L’incontro con Giusi, con il Rasoio di Occam è stato fulminante: ho intuito subito che la sua sensibilità artistica era in perfetta sintonia con quella che sentivo in me. Ho avuto poi il piacere di apprezzare le sue doti di giornalista e sapiente scrittrice (consiglio vivamente la lettura del suo libro “Di donne, di ieri” edito da Pungitopo) insieme a quelle umane che fanno si che ogni collaborazione sia oltremodo piacevole ed enormemente preziosa". 

In estate dobbiamo aspettarci qualcosa dal Clan Off?

"Abbiamo fatto un lavoro intenso dalla scorsa estate fino a oggi e non nascondo che un po' di riposo ci farebbe davvero bene. Ma le vie del teatro sono infinite e noi di teatro infinitamente vogliamo continuare a nutrirci…"

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