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Coronavirus, scuole fra quarantene e certificati inutili: così si complica la vita a studenti, medici e famiglie

“Inutili e dannosi”. Così ha bollato i certificati medici per la riammissione a scuola senza  prova del tampone, dopo una assenza superiore a 5 giorni, il presidente della Federazione italiana medici pediatri, Fimp, Paolo Biasci.

Ma se è inutile e dannoso questo passaggio, perchè si basa solo sulle condizioni cliniche (quando le valutano e non firmano all’urbigna), come definire il nulla osta obbligatorio del pediatra per il rientro in classe dopo il tampone effettuato dal personale Usca per un caso di positività nel contesto scolastico? Non potrebbe bastare il referto del tampone stesso? Misteri della privacy.

Andiamo per ordine: un ragazzino, solo per caso mio figlio, frequenta la scuola media. Nella sua classe un compagnetto è risultato positivo al covid. Quarantena per tutti, studenti e docenti. L’Asp attraverso l’Usca avverte le famiglie. Appuntamento all’ex Gasometro per il primo tampone molecolare. Per fortuna negativo. Secondo tampone dopo dieci giorni. Negativo anche quello. L’esito viene mandato il giorno dopo all’email dei genitori e a quella del pediatra che deve firmare la liberatoria per rientrare in classe altrimenti nisba. Aggravante: il referto arriva al pediatra quando ha già finito di lavorare e per avere il suo certificato occorre aspettare che torni in studio, l’indomani pomeriggio, prima non si può. “Grazie” “prego”. Imprecare non serve, la dottoressa è più arrabbiata di me: “Ormai non abbiamo tempo neanche per visitare, solo burocrazia, di queste certificazioni ne ho fatte oggi una trentina, con relative email da inviare”. Da tenere presente che se fosse stato positivo l’Usca avrebbe dovuto comunque comunicare all’istituto scolastico i contatti stretti.

Risultato: un altro giorno di scuola in presenza perso per sempre. Stesso discorso vale anche per gli insegnanti in quarantena che non sono potuti rientrare al lavoro in attesa dell’ulteriore passaggio dal medico di famiglia. Ora, vorrei trovare un senso a questa storia anche se questa storia un senso non ce l’ha, per dirla con Vasco Rossi.

Perchè è evidente che questo certificato del pediatra è un adempimento burocratico utile solo a complicare il lavoro dei medici e la vita delle famiglie. 

Se il tampone è l'unico test ad oggi valido per risolvere la diagnosi, l’unico che permette di escludere la contagiosità, perchè questa comunicazione non basta per essere riammessi a scuola? E come definire gli scienziati che si sono riuniti per stabilire la ratio? Forse anche loro “inutili e dannosi”.

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