Social city, emergenza sicurezza negli alloggi di transito: spuntano i vigilantes
Il provvedimento con apposita delibera nelle case di Bisconte dove la partecipata ha affidato a una ditta il servizio di controllo. Calafiore: "Abbiamo rafforzato il servizio per garantire la sicurezza di tutti"
Arrivano i vigilantes negli alloggi di transito gestiti dalla Messina Social a Bisconte. Con delibera del 14 settembre, la partecipata del Comune ha affidato a una ditta privata il servizio, rivolto a “ospiti e operatori per due mesi”, si legge nel documento. Si tratterebbe di vigilantes che avrebbero l’incarico di mantenere la tranquillità nella zona che di recente è stata interessata anche allo sfratto di un residente.
Ma il provvedimento non è stato accolto positivamente per i risvolti legati alla privacy da qualche residente secondo cui la presenza della polizia privata è finalizzata anche a negare l'accesso a persone esterne. Una misura che però sembra si sia resa necessaria per garantire il rispetto delle regole e la sicurezza.
“Abbiamo deciso di rafforzare un servizio volto alla tutela e alla sicurezza dei residenti che era già esistente - ha commentato l’assessore alle politiche sociali Alessandra Calafiore - Gli alloggi di transito hanno delle regole ben precise che riguardano anche le condizioni di ingresso e uscita di altre persone. Di recente alcune situazioni a Bisconte ci hanno spinto a dover ulteriormente consolidare il servizio per garantire la sicurezza di tutti”.
Gli alloggi di transito sono quelli assegnati temporaneamente a persone o famiglie in situazioni di fragilità temporanea, che non possiedono i requisiti per accedere alle graduatorie dell'edilizia pubblica (o sono ancora assegnatari) ma neppure possono permettersi una casa sul mercato libero.
In tutti i casi, l’accoglienza dovrebbe essere limitata nel tempo anche se così non è per molte famiglie anche con minori, alcuni con disabilità, che stanno lì da anni e che ora potrebbero vivere questo provvedimento come una restrizione della libertà personale che si aggiunge al loro disagio che avrebbe invece necessità di un più ampio progetto di integrazione e sostegno. Una rete, insomma, di servizi, che mette al primo posto il reinserimento sociale e lavorativo.