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Cronaca

Ponte, il nuovo esposto in procura che mette sott'accusa il comitato che ha dato via libera al progetto

Un gruppo di 40 professionisti chiede di verificare eventuali profili di responsabilità penale e contabile. Le motivazioni e i dubbi confermate in maniera autorevole dalla commissione Via Vas che rispedisce al mittente il progetto chiedendo circa duecento integrazioni

Finisce sott’accusa il comitato che ha dato via libera al progetto Ponte sullo Stretto. Oggi più che mai dopo la richiesta di integrazioni da parte della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

E’ quanto emerge dall’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Messina, alla Procura della Repubblica di Roma, alla Corte dei Conti e al Cipess (il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) da un nutrito gruppo di professionisti messinesi per contrastare le procedure legate all’infrastruttura più contestata nella storia della Repubblica italiana.

Una denuncia che arriva dopo quella  firmata dal portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, quella dell'Associazione italiana difesa animali ed ambiente e sul fronte reggino, l'esposto di Rossella Bulsei, responsabile del comitato Titengostretto, l'avvocata Maria Grazia Fedele, il commercialista Giuseppe Fedele e il segretario del Pd villese, Enzo Musolino.

In questo caso, l’esposto si concentra soprattutto sul  parere del comitato scientifico della “Stretto di Messina”, considerato una fuga in avanti che ricade sulle spalle del Paese. Avrebbero fatto, insomma, un pessimo lavoro approvando il progetto definitivo così come era stato proposto da Eurolink. Si chiede dunque di ravvisare eventuali ipotesi di reato, come quello contro la fede pubblica e il patrimonio, a carico di soggetti che sono “pubblici ufficiali o equiparati” e che non avrebbero potuto approvare il progetto viste le criticità e le lacune che lo stesso presenta.

I denuncianti hanno richiamato l’attenzione sugli ultimi due passaggi dell’iter del procedimento: il parere del Comitato scientifico della Stretto di Messina spa  e la successiva delibera di approvazione da parte del Cda della stessa società.

Nel sottoporre ai competenti Organi la valutazione di eventuali profili di responsabilità penale e contabile e limitandosi a riferire i fatti, hanno chiesto di verificare se il parere e la delibera – l’uno giudicando positivamente, l’altra approvando la relazione di aggiornamento del vecchio progetto definitivo del ponte, presentata dalla società costruttrice Webuild – non abbiano creato le premesse per un ingiusto e illecito depauperamento delle casse dello Stato.

Già le 68 raccomandazioni – secondo i firmatari, una quarantina per lo più magistrati e avvocati – dimostrano la consapevolezza nei membri dello stesso comitato della irrealizzabilità dell’opera, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e delle sperimentazioni fatte.

A proposito di queste raccomandazioni si mette in chiaro nell’esposto che esse, al contrario di come la logica avrebbe richiesto, non sono state formulate quali condizioni sospensive della positività del parere. Non si è scritto, cioé, che il progetto definitivo come integrato da Webuild può essere approvato solo a condizione di fare quanto raccomandato. Si è dato, invece, via libera al progetto, anche se si è suggerito di fare altre indagini in futuro.

Ma un progetto che non sciolga il dubbio fondamentale se l’opera possa davvero essere realizzata, con quali componenti e, perciò, con quali reali costi – si fa in sostanza osservare – è semplicemente un’idea progettuale, non un progetto definitivo, che legittimamente rimandi al progetto esecutivo per la specificazione dei soli dettagli delle varie lavorazioni.

Questo lavoro fatto dai denunciati viene oggi confermato in maniera autorevole dalla commissione Via Vas che rispedisce al mittente il progetto chiedendo circa duecento integrazioni.

Nell’esposto si fa riferimento anche alla stipula degli “atti aggiuntivi”, con i quali “Webuild” e “Stretto di Messina” ridaranno vita ai lucrosi contratti, a suo tempo risolti dal Governo Monti.

"Il tutto - fanno notare - in attesa di un progetto esecutivo che non si sa se mai potrà essere predisposto, perché subordinato a sperimentazioni costosissime e di esito incerto. Per dirne una e la più clamorosa: deve essere ancora concepita e costruita la macchina che dovrebbe testare, secondo una di quelle famose raccomandazioni, la tenuta dei cavi portanti del ponte".

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