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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Mafia, Messina controllata dal clan Romeo-Santapaola ma Giostra è "in continua evoluzione"

L'analisi semestrale della Direzione Investigativa Antimafia. Territorio peloritano crocevia di traffici illeciti e in continua relazione con cosa nostra e 'ndrangheta. La geografia criminale quartiere per quartiere

C'è una cellula del clan Romeo-Santapaola che controlla Messina. Lo mette nero su bianco la Direzione Investigativa Antimafia nella consueta relazione semestrale sulla criminalità organizzata. La città dello Stretto e la sua provincia si confermano crocevia di traffici illeciti e territorio in cui si instaurano alleanze tra cosa nostra palermitana e catanese e 'ndrangheta. In tali contesti, si manifestano gli effetti sia dei tradizionali reati di criminalità mafiosa211, sia dell’ingerenza nei settori nevralgici dell’economia e della finanza grazie, anche, a taluni comportamenti collusivi di imprenditori, professionisti e locali funzionari pubblici. 

Giostra più autonomo tra corse di cavalli e narcotraffico

Come detto, nel capoluogo peloritano opererebbe una “cellula” di cosa nostra catanese, riconducibile ai Romeo-Santapaola, sovraordinata ai gruppi autoctoni, la cui operatività sembrerebbe caratterizzata dalla divisione dei quartieri con una sola eccezione registrata nel rione “Giostra”. Tale contesto territoriale a nord della città, connotato da una presenza criminale in continua evoluzione, sarebbe storicamente appannaggio del clan Galli-Tibia solitamente dedito all’organizzazione di corse clandestine di cavalli al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi, alle scommesse illegali, nonché alla gestione di attività commerciali. Nel territorio continuano a manifestarsi fenomeni criminali legati a reati predatori e al traffico di stupefacenti come confermato dall’indagine, conclusa il 20 luglio 2022 dalla guardia di finanza, i cui esiti hanno documentato l’esistenza di un gruppo dedito a furti, estorsioni e ricettazione commessi anche mediante il ricorso alla pratica del c.d. “cavallo di ritorno”.  L’indagine “Smart”, conclusa il 19 ottobre 2022 dai carabinieri di Messina, ha invece disarticolato un sodalizio dedito allo spaccio di marijuana nella zona nord di Messina documentando, tra l’altro, l’impiego di minorenni per l’occultamento della droga. Ulteriore conferma dell’interesse mafioso nello specifico settore emerge dagli esiti dell’operazione “Impasse”, conclusa dalla guardia di finanza di Messina il 13 dicembre 2022, che ha fatto emergere, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, una strutturata organizzazione che smerciava ingenti quantitativi di droga, approvvigionata da taluni catanesi del quartiere etneo di San Cristoforo e da canali calabresi, avvalendosi per il trasporto dello stupefacente anche di mezzi di soccorso sanitario.

La mappa criminale quartiere per quartiere

La zona centrale del capoluogo, invece, rimarrebbe appannaggio di diverse entità criminali. Più precisamente, nel quartiere “Provinciale” operano gruppi “…stanziati in diverse parti centrali della città che cooperano tra loro, invece di fronteggiarsi, secondo un patto tacito di pace reciproca…”. Gli esiti dell’operazione “Provinciale” del 2021 avrebbero, infatti, documentato forme di collaborazione tra tre distinti gruppi criminali per la spartizione dei proventi derivanti dal traffico di droga, dalle estorsioni e dal controllo delle attività economiche. L’indiscussa egemonia del clan Lo Duca, invero, sarebbe stata affiancata dall’operatività di una consorteria attiva nel rione “Maregrosso” e di un’altra operante nella zona denominata “Fondo Pugliatti”. Nel quartiere “Camaro-Bisconte”, in cui si sono registrati nel tempo diversi fatti sangue, notevolmente ridimensionata risulterebbe l’operatività del clan Ventura-Ferrante già indebolito dagli esiti dell’indagine “Matassa”eseguita nel 2016 con l’arresto dei rispettivi capi. Nel rione “Mangialupi” risulterebbe attivo l’omonimo clan rappresentato dalle ormai storiche famiglie250 e dedito al traffico di stupefacenti, alle scommesse clandestine e al gioco d’azzardo.

Il rione “Gravitelli”, adiacente al centro città, sarebbe appannaggio del clan Mancuso che, nel semestre in esame, si sarebbe interessato anche della gestione illecita dei rifiuti come documentato dagli esiti dell’operazione “Montagna Fantasma” conclusa il 14 ottobre 2022 dalla Guardia di finanza peloritana. L’indagine, avviata nel 2019 dopo il sequestro di un’area adibita a discarica abusiva in località “Gravitelli”, ha consentito di disvelare una strutturata organizzazione criminale capeggiata da soggetti contigui al clan Mancuso i quali, nonostante le precedenti iniziative dell’Autorità Giudiziaria, continuavano a operare nel traffico e nella gestione illecita dei rifiuti speciali. Le investigazioni hanno evidenziato, altresì, come tra i “clienti abituali” degli indagati vi fosse anche una nutrita cerchia di imprenditori edili messinesi colpiti, nell’ambito dello stesso procedimento, da misure interdittive. Con il medesimo provvedimento è stato anche disposto il sequestro di mezzi e complessi aziendali per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro.

Nel versante sud del capoluogo e, in particolare, nel quartiere “Santa Lucia sopra Contesse”, si conferma l’operatività del clan Spartà in grado di interagire, come emerso da recenti attività investigative, con sodalizi calabresi soprattutto nel settore del traffico di stupefacenti. Nel senso, l’operazione “Aquaris”, conclusa lo scorso semestre dalla Polizia di Stato, che ha colpito un sodalizio dedito a ingenti traffici di cocaina, hashish ed eroina approvvigionate dalla Calabria. L’interesse del clan nello specifico settore, emerge anche dagli esiti dell’inchiesta conclusa, il 19 luglio 2022 dai carabinieri di Messina, che ha messo in luce un fiorente traffico di droga sulla rotta Calabria-Messina. La capacità dei sodalizi di interfacciarsi con qualificati professionisti e imprenditori, al fine di infiltrare il tessuto economico legale, sarebbe confermata anche dagli esiti dell’indagine “Scilla e Cariddi” che, sebbene incentrata su dinamiche criminali ‘ndranghetiste, ha documentato la permeabilità delle realtà imprenditoriali attive nel settore dei trasporti marittimi alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Sottoposta ad amministrazione giudiziaria nel febbraio del 2021 con proroga di ulteriori 6 mesi disposta nell’agosto 2022 e cessata nel dicembre scorso.

In provincia

Nell’area nord-ovest, risultano presenti articolazioni mafiose con peculiarità e modus operandi assimilabili a cosa nostra palermitana, mentre nel capoluogo, nella fascia ionica e in quella a sud della provincia sino ai confini con quella di Catania, risente dell’influenza dei gruppi criminali etnei. In tali contesti, si manifestano gli effetti sia dei tradizionali reati di criminalità mafiosa, sia dell’ingerenza nei settori nevralgici dell’economia e della finanza grazie, anche, a taluni comportamenti collusivi di imprenditori, professionisti e locali funzionari pubblici. 

Nella parte settentrionale della provincia continuerebbe ad operare la famiglia barcellonese che include i gruppi dei Barcellonesi stessi, dei Mazzarroti, di Milazzo e di Terme Vigliatore. Si tratta di sodalizi fortemente radicati che hanno evidenziato nel tempo una marcata capacità di riorganizzazione protesa a costituire un’unica regia per la gestione delle redditizie attività delittuose nel territorio. 

Nella zona nebroidea risulterebbero radicati i sodalizi dei Tortoriciani, dei Batanesi, dei Brontesi e la famiglia di Mistretta. I Tortoriciani e i batanesi continuerebbero a manifestare interesse verso l’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agropastorale.

La fascia jonica costituisce invece e da sempre un’area d’influenza delle organizzazioni mafiose etnee attive, soprattutto, nel traffico di droga e nel riciclaggio di capitali illecitamente tratti da attività turistiche.

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