Negozi aperti per il 2 giugno, i sindacati: "Lavorare nei festivi non è un obbligo”
Presidio della Filcams Cgil con i lavoratori davanti alla Coin per invitare ad astenersi dal lavoro nei giorni rossi dei calendari: “Occorre che il sistema legislativo faccia chiarezza”
Il problema si ripresenta si ripresenta soprattutto ogni estate, anche se ultimamente le lamentele sulla possibilità di lavorare il weekend e nei festivi trovano sempre più adepti. Si alza un muro fra chi può approfittare di queste giornate per fare acquisti e chi invece ritiene che i festivi sono sacri per i lavoratori. Diranno la loro, in tal senso i sindacalisti della Filcams Cgil di Messina che, nell’ambito della mobilitazione unitaria per chiedere una seria regolamentazione delle aperture festive e domenicali nel commercio, domenica 2 giugno alle 10 davanti alla Coin di viale San Martino terranno un nuovo presidio e volantinaggio insieme ai lavoratori. “No a lavorare nelle feste, il commercio nelle festività non è indispensabile, la liberalizzazione delle aperture non ha creato nuova occupazione”, ribadisce il sindacato.
Ma c'è chi non si rassegna alle chiusure, il trend
“La nostra protesta continua – dichiara il segretario generale della Filcams-Cgil Messina, Francesco Lucchesi - per restituire diritti e dignità sottratti in nome di una liberalizzazione che di fatto ha determinato tanti abusi e soprattutto tanto precariato, ritenendo indispensabile una regolamentazione delle aperture. La protesta nasce per l’assenza ancora di un tangibile e concreto intervento correttivo sull’attuale sistema legislativo che norma le aperture domenicali e festive”.
Anche quest’anno il sindacato unitario a livello regionale ha proclamato lo sciopero nei giorni festivi di Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. Alla base dello sciopero c’è la volontà di garantire a tutte le lavoratrici e ai lavoratori del settore il diritto al riposo festivo nel rispetto di un giusto significato e valore delle festività.
La Filcams in questi anni ha promosso la campagna “La Festa non si vende” contro la totale liberalizzazione.