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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Decreto Caivano, lo psicologo Costantino: "A Messina dipendenze da internet e crack, non basterà processare i genitori"

Le misure urgenti di contrasto al disagio giovanile e alla criminalità minorile analizzate dall'ex Garante per l'Infanzia e l'adolescenza. Che ricorda: “La prevenzione non si ottiene innalzando la misura della pena”

“Repressione senza prevenzione.  Una risposta solo con strumenti di polizia là dove manca l’assistenza sociale. Così si tampona ma non si sradica il problema. La mia preoccupazione? E’ che quanto accaduto a Caivano e Palermo possa accadere domani anche a Messina dove i segnali che rileviamo ci indicano che dovremmo tenere alta l’attenzione. Il pericolo è dietro l’angolo ma il rischio non lo eviti con uno Stato che si impone dove lo Stato non c’è”.

Questo è il decreto Caivano per Fabio Costantino, psicologo esperto del disagio giovanile già garante per l’Infanzia e l’adolescenza del comune di Messina, città dove i numeri sulla dispersione scolastica, il rischio di reclutamento da parte della criminalità organizzata, il disagio giovanile e la povertà economica ed educativa sono state al centro dell’ultima relazione del presidente della Corte d’appello facente funzioni Sebastiano Neri. Con dati allarmanti.

Dottore Costantino, in che modo potranno incidere le nuove norme per contrastare la criminalità giovanile?

“Il recente Decreto legge del governo emanato dopo i fatti gravissimi dei comuni di Caivano e Palermo, prevede una serie di misure a contrasto della devianza minorile basate prevalentemente sulla penalizzazione delle condotte illecite trascurando la prevenzione e il trattamento. È come se il principio ispiratore di queste misure fosse la convinzione che dietro un ragazzo che commette reato in adolescenza si nasconde sempre un futuro adulto criminale.  Per fortuna le cose non stanno così come dimostra la corposa letteratura scientifica a cui gli esperti di disagio giovanile si riferiscono”.

Non capisco, vuol dire che per un ragazzo è “normale” commettere reato?

“No, voglio dire che la trasgressione in adolescenza il più delle volte è fase specifica e transitoria e rappresenta il bisogno del giovane di ritagliarsi uno spazio nel gruppo dei coetanei. Esistono certamente situazioni in cui il minore mette in atto condotte gravissime (stupri, omicidi) ma che sono sempre anticipate da indicatori specifici che se colti in tempo e trattati efficacemente bloccano la prevedibile escalation violenta e deviante. La strada non è arrestando tutti i minori che agiscono condotte illecite che si risolve il disagio giovanile è piuttosto necessario intercettare le fragilità e i bisogni profondi dei minori potenzialmente devianti per contenerli ed elaborarli”.

La preoccupa dunque l’aspetto repressivo del provvedimento?

“Diciamo che lo considero superficiale.  Il disagio giovanile ha radici complesse ed è un fenomeno multidimensionale che coinvolge famiglie e comunità. La povertà materiale ed educativa, la psicopatologia adolescenziale, la precarietà lavorativa dei genitori, l’assenza di opportunità, la psicopatologia dei genitori stessi e l’appartenenza a circuiti criminali sono tutte concause che pesano in maniera diversa in ogni storia di devianza minorile. Per ogni storia bisogna pesare bene gli indicatori per impostare al meglio i progetti di reinserimento sociale. Per fare questo però ci vuole personale specializzato, metodo e strumenti. Non mi è sembrato di leggere nulla nel decreto che prevedesse un reclutamento straordinario di personale e la riforma di alcuni servizi per adeguarli alle nuove emergenze”. 

Insomma, servizi che dovrebbero essere sempre più multi professionali.

“Con sforzi enormi dei pochi operatori della giustizia minorile tanti ragazzi che hanno commesso reato, anche molto gravi, si sono ripresi la loro vita pagando il loro debito con la giustizia attraverso percorsi di recupero e reinserimento sociale. Ci anche minori che, nonostante gli sforzi degli operatori dello Stato, sono stati reclutati dalla criminalità che continua a essere fortemente attrattiva in certi territori. È una sconfitta e un dolore ma bisogna mettere in conto anche i fallimenti educativi. La cultura giustizialista e correttiva che sembra ispirare questo decreto legge predilige l’esercizio dell’azione penale al recupero e alla riabilitazione”.

Torniano al decreto Caivano e alle principali misure.

“E’ stato previsto l’ applicazione del Daspo urbano anche ai minorenni. Il cosiddetto Daspo urbano (il divieto di accesso a particolari aree della città, locali e pubblici esercizi) si allarga a scuole e università. Sinora era stato riservato agli adulti, adesso viene esteso ai minorenni over 14. Inoltre il decreto prevede la possibilità di sanzionare sino a 2 anni di reclusione i genitori che non provvedono all’istruzione dei figli e la sospensione di qualsiasi misura di sostegno al reddito. È ancora prevista la possibilità di arresto dei minori in fragranza anche per la cessione di quantitativi minimi di sostanze stupefacenti. E infine l’istituto dell’ammonimento del Questore, con convocazione nei suoi uffici in presenza di almeno un genitore o un esercente la responsabilità genitoriale, per determinate condotte illecite e per i minorenni dai 12 ai 14 anni.  Appare evidente che queste misure tendono a uniformare il sistema sanzionatorio del minore a quello dell’adulto”. 

Per il momento ci siamo salvati dall abbassamento a 12 anni della soglia di imputabilità oggi a 14 anni. 

“Il giorno in cui in questo paese si inizierà a processare i bambini avremo definitivamente demolito lo stato di diritto; spero quel giorno non arrivi mai perché sarà il giorno in cui dovremo iniziare a vergognarvi di essere cittadini italiani ed europei. Appare a mio modo condivisibile solo l’attivazione di un tavolo permanente Prefettizio sul disagio giovanile in ogni città metropolitana seppur balza agli occhi l’esclusione dei Garanti comunali e regionali dal coordinamento del tavolo stesso. Sembra che questa classe politica fatichi a immaginare una figura istituzionale terza, esperta di minori, autonoma dalla politica che prova a mediare tra le esigenze del territorio e le Istituzioni”.

Lei ha lanciato più volte in passato l’allarme sui rischi a Messina e il disagio giovanile. Dal suo osservatorio privilegiato, qual è la situazione attuale?

“A Messina la situazione non si discosta molto dalle altre città metropolitane italiane seppur il nostro territorio ha una sua specificità. A fronte di un leggero aumento delle denunce penali soprattutto per reati contro la persona e il patrimonio si registra un esponenziale aumento di segnalazioni di minori in condizioni di povertà, emarginazione, ritiro scolastico, deprivazione materiale e affettiva che necessitano della tutela del Tribunale per i minorenni. Sono in esponenziale incremento i minori che utilizzano alcol e sostanze stupefacenti pesanti anche a partire dall’età di 11-12 anni. Il crack sembra che a Messina stia velocemente sostituendo la cocaina. Al momento a Messina non assistiamo al fenomeno delle baby gang come in altre città piuttosto registriamo aggressioni di gruppo di minorenni dei quartieri a rischio che si aggregano spontaneamente e sporadicamente con l’intento di provocare aggredire altri minori nel centro cittadino. La loro associazione non è suggellata da una ideologia comune, da un codice condiviso o dal sistematico controllo del territorio, come per le vere baby gang, ma piuttosto da una aggregazione impulsiva e violenta che ha come obiettivo la rappresentazione della forza come unica possibilità per rendersi visibili”.

E sulla dispersione scolastica? Era finita anche all’attenzione della Commissione regionale antimafia.

“Nella nostra città è allarmante il numero di ragazzi che non frequentano la scuola perché affetti da dipendenza da internet e dai videogiochi e non basterà di certo un processo ai genitori per convincerli a tornare a scuola. La psicopatologia si tratta con interventi sanitari, il degrado sociale con interventi sociali. Credo che su questo punto a Messina bisogna fare ancora molta strada  investendo sulla formazione del personale del Comune. Ancora a Messina sono del tutto assenti i servizi di giustizia riparativa nonostante gli sforzi del solo USSM di Messina, dell’Autorità giudiziaria e di bravissimi mediatori che senza risorse non possono intervenire”.

È un quadro che non lascia sereni.

“Direi proprio di no. In una città che si spopola dei giovani migliori, e in un contesto in cui la criminalità organizzata esiste e si riorganizza più velocemente delle istituzioni.  Spiace sembrare allarmista ma chi ha il polso del disagio in città non esclude che possano accadere anche a Messina fatti importanti. Basterebbe sentire gli esperti”.

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