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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

I beni di Bonaffini "svenduti", assolti con formula piena gli amministratori giudiziari

A sette anni dai fatti arriva la sentenza di primo grado. Secondo l’accusa una falsa stima del tecnico aveva permesso all’architetto di acquisire gratuitamente un garage collegato ad un appartamento

“Il fatto non sussiste”. Con questa formula i giudici della prima sezione penale del tribunale di Messina presieduta da Francesco Torre hanno assolto dall’accusa di abuso d’ufficio e falso gli amministratori giudiziari che hanno gestito per conto del tribunale il patrimonio sequestrato al gruppo Bonaffini.

Si tratta di Antonio Barbagallo, Giovanni Giuffrida, Raffaele Maccari. Insieme a loro erano indagati l’architetto Saverio Carbonaro e il tecnico Andrea Galati.

L’inchiesta è quella della Distrettuale antimafia. Secondo l’accusa una falsa stima del tecnico aveva permesso all’architetto di acquisire gratuitamente un garage collegato ad un appartamento che il professionista aveva acquistato dai beni confiscati a Bonaffini, in particolare dalla società Metropoli Srl.

Sotto la lente un appartamento venduto 215 mila euro prima del sequestro ad un compromissario ma che durante il sequestro era stato acquistato dall’architetto dipendente dell’amministrazione per 95mila euro compreso il box. Dopo l’esposto della signora Bonaffini, gli amministratori hanno corretto l’atto di vendita restituendo il garage alla procedura. Un elemento sul quale gli imputati, assistititi dagli avvocati Salvatore Carroccio, Nino Favazzo, Giuseppe Germanà e Piero Pollicino, si sono soffermati per dimostrare la loro buona fede.

Anche la Procura aveva chiesto l’assoluzione.

“Dopo quattro lunghi anni dal rinvio a giudizio e circa sette dai fatti – è la dichiarazione dell’avvocato Nino Favazzo - con la sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto, il Tribunale ha definitivamente riconosciuto la piena legittimità della condotta dei miei assistiti, tutti stimati ed integerrimi professionisti”.

Diversa invece la posizione di chi rappresenta la parte civile. “Leggeremo le motivazioni e valuteremo se impugnare la sentenza”, spiega l’avvocato Salvatore Silvestro.

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