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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

"Per educare c'è bisogno d'amore", a tu per tu con la preside che porta in giro l'omino della gentilezza

A Palazzo Zanca approda il personaggio nato dai pennelli di Haring in cartonato, che raccoglie pensieri ed emozioni dei nostri ragazzi. Retroscena e obiettivi di un'idea nata quattro anni fa con Luisa Lo Manto. Che su studenti, dimensionamenti e ruolo della scuola spiega...

Un’ode alla gentilezza, lo strumento più potente che abbiamo per combattere la violenza. In un momento in cui la cronaca registra crescenti episodi di bullismo, aggressioni sempre più frequenti anche contro i docenti e guerre, si celebra  la “Giornata mondiale della gentilezza” anche a Messina con una originale iniziativa.

L’evento al Salone delle bandiere di Palazzo Zanca si svolgerà domani a partire dalle 9.30, coordinato dalla dirigente dell’istituto comprensivo La Pira Gentiluomo, Luisa Lo Manto e con la partecipazione delle dirigenti Giusy De Luca, Cettina Quattrocchi, Domizia Arrigo ed Eleonora Corrado, e dei rispettivi istituti: Pascoli, Manzoni Dina e Clarenza, Paino Gravitelli e Paradiso. Presenti il sindaco Federico Basile e l’assessore alla pubblica istruzione Pietro Currò.

Letture di pensieri e poesie sulla gentilezza, un dono agli ospiti presenti con cuori, tele e fiori realizzati su cartoncino dai piccoli alunni, saranno il filo conduttore della manifestazione che ha come protagonista l’omino cartonato del pittore Keith Haring, ribattezzato Omino della Gentilezza impegnato da tempo in una staffetta tra istituti scolastici e da domani in pianta stabile - per un  mese - a Palazzo Zanca pronto ad accogliere nell’apposito contenitore a forma di cuoricino, bigliettini con pensieri ed emozioni gentili.

“Rispetto e capacità di vivere insieme s'imparano fin da piccoli. Si insegna ai bambini e ai ragazzi il valore dello stare insieme con solidarietà e allegria. Con i piccoli gesti”, spiega la dirigente Luisa Lo Manto.

Ecco allora che il 13 novembre, Giornata mondiale della gentilezza, sarà una valida occasione per portare anche fuori dalle classi una riflessione per educare a praticare la gentilezza.  “Una gentilezza che non vuole esprimersi  in termini meramente formali ma che si traduce in parole e azioni che come scuola abbiamo il dovere di insegnare ad usare e praticare”.

Ma come nasce la “staffetta della gentilezza”?

“E’ una iniziativa che rientra in un progetto più ampio nato quattro anni fa – spiega Lo Manto -  Era la giornata di San Valentino. Riflettevamo sul fatto che ci sono tanti rituali, ricorrenze, usanze commerciali con cioccolatini fiori frasi, ma manca una vera educazione all’emozione. Perché il mondo  attuale è percepito soprattutto dai giovani  come se fosse tutto una finzione, perché filtrato perlopiù da social e non dall’esperienza diretta. I nostri giovani non hanno il feedback immediato di quello che producono nell’altro con le parole, sembra non si rendano conto del peso reale di quello che dicono. Da questa riflessione è partita l’iniziativa, per la prima volta alla scuola media di Camaro, con la realizzazione di un omino in cartonato ripreso dal pittore Haring. Noi abbiamo messo sopra un cuore, che poi è una cassetta postale, dove gli studenti sono stati invitati a lasciare i loro pensieri di amore e di gentilezza. Ne è venuta fuori una cosa straordinaria. Gli studenti sono riusciti a tirare fuori parole dolcissime, per la mamma, per l’amico… Il successo dell’iniziativa ci ha spinto poi a continuare negli altri plessi dell’istituto, a prescindere dalla festa di San Valentino. Una delegazione di alunni accompagna oggi l’omino nelle varie scuole dove organizzano anche loro attività autonome sul tema”.

Ha cambiato anche l’approccio degli insegnanti l’omino che raccoglie pensieri gentili?

“Diciamo che sensibilizza tutti, docenti compresi, sul bisogno di coltivare ed esprimere emozioni positive. E’ un forte richiamo anche per noi educatori in genere a rivestire con il nostro comportamento il ruolo adeguato. Crediamo molto in questo percorso che si era interrotto con il Covid e che adesso riprende con maggiore vigore, perché dopo essere stato nelle scuole vogliamo aprire alla città mandando un messaggio a tutti i messinesi. Da domani il nostro Omino rimarrà per  un mese nell’androne del Comune dove i giovani, in particolare, ma chiunque senta il desiderio di esprimere una propria emozione “gentile”, può lasciare un pensiero. Successivamente, l’Omino sarà spostato al comprensivo Paradiso per fare il pieno di gentilezza in un altro istituto”.

Perché l’omino ha fatto breccia nel cuore dei suoi studenti?

“Perché hanno bisogno di segni che richiamino loro comportamenti e pensieri positivi verso l’altro. A questo naturalmente si associano momenti di riflessione, ma il segno li segna. Non è un gioco di parole. Faccio un esempio: l’altro giorno, alcune docenti hanno parlato della guerra tra Palestina e Israele agli alunni delle classi terze. Erano disorientati. Sanno che c’è la guerra ma non capiscono perché. Alla fine hanno compreso che prendere posizione da una parte o dall’altra, se non conosci i fatti è sbagliato. Perché, in realtà se vai a studiare la storia, scopri che trovi argomenti in difesa nei confronti di entrambi i popoli, certo non del terrorismo. Hanno compreso che ispirarsi al rispetto dell’altro e comprendere le ragioni è più importante che schierarsi.  Altrimenti non si risolverà mai niente. E alla fine, i ragazzi, non solo non si sono schierati ma hanno realizzato una spilla con le bandiere di entrambi i paesi che si abbracciano. Anche questo un simbolo, un segno che però serve a loro per rafforzare e costruire il proprio pensiero”. 

Insomma, fornire gli strumenti per conoscere e capire e sviluppare senso critico. Quello che la scuola deve fare.

“Sì, anche se, purtroppo, la scuola è spesso  distratta ….. Dovrebbe avere la possibilità di impegnarsi di più in questi percorsi ma è troppo burocratizzata, compressa da attività che distolgono dal ruolo principale: educare e insegnare, fornire conoscenza e spirito critico. Si dimentica spesso  che l’istruzione non è un servizio ma è un diritto, un diritto sacralizzato dalla nostra Costituzione. E mi spiace intravedere  scarsa attenzione e presagire tempi duri. Penso al  dimensionamento scolastico: è un tema fondamentale, liquidato in modo troppo semplicistico come questione che riguarda i posti da dirigente e dsga.  Non è così: un dimensionamento realizzato su parametri numerici di grossa entità  crea un danno incalcolabile, e  non perché i dirigenti sono inamovibili,  ma perché se la scuola è una comunità, fondata sulle relazioni e sull’idea di cura delle relazioni, è evidente che perché  un dirigente possa seguire una scuola nella maniera adeguata deve avere un rapporto con alunni e studenti  e famiglie e docenti e soggetti del territorio , e  non può farlo in una scuola sovradimensionata con  troppi alunni”. 

In provincia sembra siano 11 le scuole che saranno accorpate. Dal prossimo anno scolastico manterranno la loro autonomia solo gli istituti che, quest’anno, hanno una frequenza di almeno 900 studenti. Quattrocento è il limite per le scuole di montagna. Rischiano Villa Lina Ritiro, Battisti Foscolo ma anche le “storiche” scuole superiori Caio Duilio e Jaci.

“E’ una scelta che dà applicazione ad una previsione normativa, che appartiene ai decisori politici e delinea una visione della scuola che ritengo  vada  contro l’idea di una scuola attenta e capace davvero di contrastare la dispersione scolastica, in tutte le  sue forme.  Le conseguenze sono abbastanza complicate e difficili da spiegare in poche righe, e ripeto non soltanto sul piano della gestione del personale, ma soprattutto su quello delle conseguenze sociali e della lotta alla dispersione scolastica. Così la scuola diventa erogatrice di un servizio, e certamente si può fare, può un dirigente scolastico gestirla solo in quanto tale,  ma non potrà garantire più il diritto all’istruzione, che richiede la costruzione di comunità educative all’interno delle quali sperimentare la cittadinanza”.

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