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Il mistero di Rosa e l'amore non ricambiato, il viaggio musicale dei Kunsertu tra Mokarta e la Palestina

Perché la donna non rispose mai alla serenata dell'innamorato che rientra in Sicilia 40 anni dopo la prima "cantata"? Il primo tour nel 1979 in Sardegna, il pizzo a Napoli, Capaci, il Primo Maggio del '95 a Roma e un presente dalla voce femminile

Rosa non aprirà mai la finestra e non ricambierà l'amore che per lui resterà per sempre immaginario. La sofferenza è tutta in gola a chi urla la serenata all'amata che ascolta ma resta in casa mentre in strada c'è qualcuno che le rivolge la "cantata". Paulo Coelho scrive nel racconto della falena innamorata di un astro che: "Pur non riuscendo mai a raggiungere la sua stella visse ancora tanti anni scoprendo ogni notte cose diverse e interessanti. E comprendendo che a volte gli amori impossibili arrecano tante più gioie e tanti più vantaggi di quelli che si pensa di avere a portata a mano". In fondo è questo che tiene accesa viva la passione di chi non si rassegna tanto da rientrare in Sicilia 40 anni dopo per convincerla, il tempo passa ma cosa vuoi che conti. Come l'anima dei Kunsertu che se non ci fosse il coronavirus a girare intorno continuerebbe a pulsare tra le piazze. Folk, mediterranei, longevi e moderni allo stesso tempo. 

Kunsertu, gli albori

Il nome Kunsertu nasce dal libro di Luigi Cinque che porta proprio questo titolo, siamo tra il '77 e il '78. Nato a Roma ma con sangue siciliano Cinque, polistrumentista sperimentatore, aveva scritto il testo analizzando tecnicamente la musica popolare. "Kunsertu è un nome sardo, Kunsertu è una specie di cilindro di cuoio divenuto uno strumento popolare con canne, il nome l'hanno scritto e sbagliato molto, i francesi ad esempio lo scrivevano con l'accento sulla u" -  ricorda il percussionista Giacomo Farina tra i fondatori del gruppo con Nello Mastroeni, Roberto De Domenico e Pippo Barrile. Dopo il primo distacco negli anni Novanta e la reunion del 2016 non ne fa più parte ma rammenta tutto come fosse ieri - siamo alla fine degli anni Settanta, fu dato questo nome alla cooperativa che si occupava di analisi di musica popolare. Io, Barrile e Sergio Lo Giudice che emigrato a Bologna divenne senatore e presidente nazionale dell'Arcigay venivamo fuori dall'esperienza scout e iniziammo ad addentrarci nel folk musicale".

E' il 1979 quando i Kunsertu provarono ad affrontare il pubblico dal vivo con un gruppo dalle forti connotazioni politiche tutto immerso nel movimento studentesco. "Nel 1980 cominciammo a strutturare il gruppo con Nello Mastroeni, chitarrista e autore - prosegue Farina - c'eravamo accorti che la musica popolare seguiva un confine molto ristretto per esprimere qualcosa di contemporaneo quando il termine world music non era stato ancora coniato, così ci indirizzamo verso il jazz con Giovanni Renzo, Pippo Mafali e Angelo Tripodo. Dal jazz passammo al rock e a esplorare altri mondi lasciando che facessero ingresso musicisti catanesi fondendo la nostra creatività alla loro tecnica". Nella band nei primi anni Ottanta entrate e uscite erano rapide come porte scorrevoli di un albergo per una maggiore contaminazione, ci passò pure Maurizio Bernava futuro sindacalista approdato ai vertici nazionali della Cisl. Nel 1989 l'album live è il punto che definisce l'approdo alla ricerca musicale dal chiaro sapore mediterraneo e l'ingresso stabile alla voce del palestinese Faisal Taher. 

 
Gli aneddoti, la richiesta di pizzo a Napoli 

Farina conserva anche una lettera sull'organizzazione del primo tour in Sardegna nel 1979 e le difficoltà di raccordare viaggi e concerti senza mail e telefonini. "Suonammo a Napoli nel 1994, a Campi Flegrei, e uscendo dall'arena dopo il live ci fermarono tre o quattro individui chiedendoci il pizzo: se voi avete lavorato dobbiamo lavorare anche noi" - fu la minaccia - il Primo Maggio a Roma con centinaia di migliaia di persone fu come prendere la corrente elettrica. La partenza per Parigi alla Festa dell'Umanità con il problema legato al costo del cachet, ci fu lo scalo a Malta con il messaggio dallo speaker che il concerto in Francia era stato annullato, quando arrivammo le cose si chiarirono, eravamo dei viandanti musicali". 

Le canzoni e il rapporto con le Case discografiche

"Ci vedevano come degli strambi ma noi insistevamo nell'unire il dialetto all'arabo, abbiamo fatto molti colloqui, la Emi si soffermò un po' su di noi, io sono legato a brani come Isola - prosegue Farina - una canzone manifesto con due strofe in siciliano e due in arabo: una canzone quasi dance, c'era questa terzina tipica della tarantella siciliana con armonia arabo andalusa, per noi era il concentrato delle nostre esperienze, un linguaggio non troppo colto, musica rituale ma l'utilizzo di due lingue dava proprio l'idea della centralità del Mediterraneo, io rimango legato a quell'idea. Considera che il nostro era un collettivo musicale, tutto nasceva dalla scintilla di Nello ma poi mettevamo dentro le singole ricerche". A fine 1995 lo scioglimento. "Abbiamo tirato un bilancio sulle possibilità future del gruppo, avevamo messo su famiglia, era un lavoro h24, bisognava fare i conti anche con la vita quotidiana, l'abbiamo ripreso nel 2016, nel 2019 ho nuovamente interrotto la collaborazione, i Kunsertu proseguono e oggi sono una grande band".  

I Kunsertu e il mistero di Rosa

Mokarta

L'autore è il chitarrista Nello Mastroeni: "Mokarta nasce da un'idea, le prime note vennero fuori da un giro di mandolino elettronico nel lontano 1983, comprai lo strumento e composi la melodia, poi ci fu un'evoluzione nel testo: la prima parte è di origine campana presa in prestito e già utilizzata da Musicanova ed Eugenio Bennato, noi abbiamo inserito le parole, Mokarta è una canzone d'amore, abbiamo idealizzato con Rosa sia il nome di una donna che del fiore e come ogni rosa ha le sue spine, l'amore è anche sofferenza, è passione, sofferenza per un amore mai ricambiato...nesci Rosa ta diri na cosa...non è mai stato ricambiato, dopo 40 anni nel dicembre 2019 abbiamo pubblicato l'ultimo cd intitolato Rosa con all'interno l'omonimo brano di un amore non corrisposto, Rosa è la naturale evoluzione di Mokarta, la storia di un uomo che torna nella propria terra, con malinconia, e in Sicilia spera di rivedere questa donna. Ma il brano che ho vissuto più intensamente è Duma, ho avvertito sofferenza e tristezza quando l'ho scritto, ci fu un lutto che colpì molto noi musicisti...".Egidio La Gioia, uno dei punti fermi e storici dei Kunsertu che negli anni Novanta contribuì al successo dei musical in salsa messinese come Jesus Christ Superstar, dà voce in Rosa alle speranze dell'innamorato. 

Il linguaggio arabo 

"Abbiamo avuto questa intuizione e lo dico senza alcun vanto - risponde Mastroeni - negli anni 80 frequentavo la comunità palestinese a Messina per motivi universitari, avevamo una coscienza politica molto forte che divenne ancora più forte per la causa palestinese dopo i massacri di Sabra e Chatila nel 1982 alla periferia ovest di Libano, le milizie cristiane libanesi si accanirono contro donne, anziani e bambini del campo profughi. "Così cercai un cantante palestinese, la lingua araba rappresenta milioni di persone, abbiamo dato diritto musicale e testimonianza a un popolo e a una cultura, siamo stati dominati e contaminati dagli arabi, perché non trasformare tutto questo in testi e accordi?". 

La strage di Capaci

"Il Primo maggio a Roma nel '95 è stato esaltante - racconta Mastroeni - eravamo dietro le quinte, non vedevamo la piazza, c'erano Radiohead, Franco Battiato, musicisti di caratura nazionale e internazionale, avevamo adrenalina e paura, quando salimmo sul palco vidi 200mila persone, fu qualcosa di incredibile. Fu molto triste quando sul furgone tornando da un concerto sentimmo in radio la notizia dell'attentato a Capaci, fu in quell'occasione che scrissi Mattanza, Rai3 produsse il videoclip filmato nell'area Sea Flight di Capo Peloro, le morti di Falcone, Borsellino e degli agenti di scorta furono come una mattanza di tonni, nel 1982 andammo a Favignana per un concerto, ci invitarono a vedere la mattanza che io avrei bloccato, fu qualcosa di orribile". 

Manua, la prima voce femminile

"Nel 95 decidemmo di sospendere a tempo non determinato, fu una chiusura di fatto, ognuno di noi per varie ragioni prese strade differenti, nel 2016 riprendemmo a suonare, gli storici eravamo io, Farina e Roberto De Domenico, Roberto ha creduto fortemente nel progetto e grazie a lui e ai suoi investimenti che ancora oggi il gruppo è vivo e vegeto altrimenti i nostri piani non sarebbero ripartiti - spiega Mastroeni - a causa del coronavirus siamo rimasti bloccati come tutto il mondo musicale, nel 2020 dovevamo fare Mediterraneo, il Primo Maggio a Roma e tanto altro..." Trovi delle differenze tra la scena musicale messinese dei vostri esordi e quella di oggi? "Negli anni Ottanta chi voleva adoperarsi con l'arte poteva fare pure a meno di emigrare, oggi non trovi quasi nulla, allora avevamo sale incisioni e così nascevano incontri e collaborazioni di musicisti, turnisti, manca questo, si lavora in maniera più personale, si perdono i punti di riferimento, ci sono giovani talentuosi che restando in città trovano complicato avere una crescita e quindi bisogna andare fuori".

Chi non è andata via è Manuela Mastroeni, in arte Manua, è la figlia di Nello. Per la prima volta nella storia del gruppo è stata inserita una voce femminile che ha partecipato ai live 2019 e all'ultimo cd "Rosa", è voce solista e coautrice di alcuni brani. Eduardo De Filippo nella poesia "L'ammore ched'è" dice: "E' rosa il colore che serve per l'amore, l'amore non c'è se rosa non è". A Mokarta non tutte le speranze sono perdute, il viaggio musicale dei Kunsertu non si ferma.
 

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