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Trentacinque anni fa la mafia uccideva l'avvocato D'Uva, la sua morte e il maxi processo nella docufiction di Raistoria

L'appuntamento con la serie in onda martedì 8 giugno alle 22.10. A raccontare il processo, è Franco Licitra, giornalista della sede di Palermo, gran conoscitore del fenomeno mafioso, con Gianni, un giovane operatore arrivato da Roma a rinforzare il gruppo di lavoro palermitano, e Teresa, una montatrice appena assunta, giovane e appassionata

Sei maggio 1986, Messina. Palazzo D’Alcontres, via San Giacomo. Un solo colpo di pistola calibro 7,65 per assassinare l’avvocato Nino D’Uva, poco più che sessantenne.

Molti anni dopo un pentito di mafia racconta che il penalista venne condannato a morte “per intimorire gli altri legali, giudicati troppo molli dalla criminalità organizzata”. A sparargli contro è Placido Calogero (all’epoca 19 anni), su mandato del boss Gaetano Costa, detto “Facci i sola”.

D'Uva non ha fatto in tempo ad entrare nel vivo di un processo che si annunciava esplosivo. Quello alle cosche peloritane, ("Affè +282"), mentre a Palermo è in corso da mesi il Maxiprocesso.

Nel capoluogo siciliano accusa e difesa si fronteggiano ogni giorno, e sul tappeto verde dell'aula bunker sfilano personaggi che hanno fatto la storia criminale della città e della Sicilia.

L'atmosfera è sempre molto tesa, il processo è condizionato dalla morte dell’avvocato D'Uva. Un episodio che aumenta il livello di preoccupazione dei legali, che vedono assottigliarsi le speranze di mandare a monte il processo.

Parte da qui l'appuntamento con la serie "Maxi, il grande processo alla mafia", in onda martedì 8 giugno alle 22.10 su Rai Storia. Il fronte dell'accusa è compatto e i racconti degli imputati eccellenti, come Michele Greco e Luciano Liggio, non riescono a cambiare il corso delle cose.

A raccontare il processo, è Franco Licitra, giornalista della sede di Palermo, gran conoscitore del fenomeno mafioso, con Gianni, un giovane operatore arrivato da Roma a rinforzare il gruppo di lavoro palermitano, e Teresa, una montatrice appena assunta, giovane e appassionata. Teresa prende coraggio per affrontare una delicata situazione, spinta anche lei dalle emozioni suscitate dal processo, che si fa sempre più simbolo delle ferite e della voglia di riscatto di tutta Palermo. A riprova di questo, la deposizione di Ignazio Salvo, esattore delle tasse e per anni cerniera tra la mafia e la politica, che arriva sul pretorio pronto a difendersi dalle accuse, ma che simboleggia plasticamente come gli intoccabili, a Palermo, non esistano più.

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