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Cronaca

In tanti al capezzale di Biagio Conte, le sue condizioni sono stazionarie

Le parole dell'arcivescovo Lorefice: "Chi è semplice e umile invece conosce la verità. E’ stata questa anche l’esperienza di Biagio che per un anno è scomparso (i suoi lo cercavano anche a “Chi l’ha visto?”). Lui, innamorato di San Francesco d’Assisi si è fatto povero e per i poveri, ribaltando la logica del mondo"

Continua la folla di persone al capezzale del missionario laico palermitano Biagio Conte, le cui condizioni di salute, aggravatesi negli ultimi giorni, restano stazionarie. Ieri, nel giorno dell'Epifania, a far visita a Fratel Biagio, che si trova nella sede della Missione Speranza e Carità in via Decollati, a Palermo, è stato l'arcivescovo monsignor Corrado Lorefice che lì ha celebrato l'Eucarestia. Anche oggi, a mezzogiorno, nella sede della Missione, sarà celebrata la Santa Messa.

E ieri, nel giorno dell’Epifania, l’arcivescovo Corrado Lorefice ha celebrato la messa nella Missione Speranza e Carità di via Decollati: “Restiamo stretti attorno a Biagio Conte, testimone della presenza del Signore nelle nostre vite. Noi che siamo qui a celebrare l’Eucaristia insieme a fratel Biagio, stretti sempre a lui con grande affetto, a maggior ragione in questo momento della prova, facciamo memoria dell’esperienza di Gesù che nel deserto vince la tentazione forte della Parola di Dio. C’è poi la testimonianza dei Magi che sono mossi da una ricerca interiore, per questo scrutano il cielo e le stelle; sono dei ricercatori ma la loro ricerca viene illuminata dalla scrittura: sanno che devono salire a Gerusalemme, sanno che attraverso le scritture possono trovare colui che cercano, perché la verità non è un’idea o una dottrina ma una persona, è il bambino che loro riconoscono".

"I Magi - ha detto Lorefice - sono dei sapienti e qui c’è anche una indicazione molto bella, che chi è sapiente è umile, chi è supponente è colui che invece perde di vista la lucidità e si allontana sempre di più dalla verità; chi è semplice e umile invece conosce la verità. E’ stata questa anche l’esperienza di Biagio che per un anno è scomparso (i suoi lo cercavano anche a “Chi l’ha visto?”), per farsi “ricercatore”, si è trasferito altrove per mettersi in cammino fino a quando ha trovato, attraverso le scritture, colui che il nostro cuore alla fine cerca: il Dio che si è fatto uomo, che si è fatto bambino, che si è fatto fragile, il Dio che si è consegnato in una greppia e poi a un sepolcro. Fratel Biagio, innamorato di San Francesco d’Assisi - ha concluso - si è fatto povero e per i poveri, ribaltando la logica del mondo". 

Fonte: PalermoToday 

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