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Cronaca Alì Terme

La riforma dei Centri termali al vaglio dell'Ars: ci sono anche tre Comuni del Messinese interessati alle nuove norme

Si è tenuto un incontro sulle modifiche allo sfruttamento delle acque termali in Sicilia in discussione al parlamento siciliano

Rilanciare il termalismo in Sicilia. Per aprire nuove frontiere turistiche e per creare nuovi posti di lavoro. Con lo scopo di valorizzare l’enorme patrimonio idrotermale a nostra disposizione. A distanza di pochi mesi dall’incontro sul termalismo in Sicilia, organizzato dalla Regione Siciliana in collaborazione con il Cefpas, si è tenuta lo scorso venerdì, grazie all’iniziativa della presidente nazionale dell’Ancot (l’associazione nazionale dei comuni termali), la dottoressa Franca Roso, e della vicepresidente nazionale, l’avvocato Agata Di Blasi, che è anche assessore del Comune di Alì Terme, un’importante call-conference sulle normative riguardanti lo sfruttamento delle acque termali in Sicilia.

Infatti, dopo quasi sessant’anni dall’adozione di una generica legge mineraria (ai tempi all’avanguardia, ma oggi, purtroppo, inadeguata, e non in grado di rispondere alle numerose esigenze del territorio siculo), verrà valutata dal Parlamento Siciliano l’approvazione di un disegno di legge di riforma della normativa regionale sulla termalità sicula. Il disegno di legge è già stato approvato, all’unanimità, dalla IV Commissione Legislativa dell’Ars, a seguito dei pareri positivi della II, della III, della V e della VI Commissione.

E oggi è al vaglio dell’intero Parlamento Siciliano. All’incontro hanno preso parte l’onorevole Eleonora Lo Curto, capogruppo dell’Udc all’Ars, nonché estensore del DDL di riforma sulla termalità in Sicilia, il dottor Liborio Furco, presidente del Gal Elimos e promotore della riforma, l’avvocato Giada Lupo, esperta nominata dalla IV Commissione per la redazione del Ddl di riforma, l’architetto Emanuele Boaretto, presidente nazionale di Federalberghi Terme, la dottoressa Stefania Capaldo, vicepresidente nazionale di Federalberghi Terme, Carlo Giaquinta, sindaco del Comune di Alì Terme, Nicolò Rizzo, sindaco del Comune di Castellammare del Golfo, Vincenzo Infranco, vicesindaco del Comune di Montevago, e Francesco Gruppuso, sindaco di Calatafimi Segesta. Oltre, ovviamente, alla dottoressa Roso, e all’avvocato Di Blasi.

E sono tanti i comuni termali ufficialmente riconosciuti in Sicilia: Alì Terme, Terme Vigliatore, Lipari (e Vulcano), Pantelleria, Calatafimi Segesta, Santa Margherita di Belice, Sciacca, Montevago, Acireale, Termini Imerese, Cefalà Diana, Caltagirone, Modica, Castellammare del Golfo, Geraci Siculo, Sclafani Bagni e Canicattini Bagni.

"La Sicilia vanta un patrimonio idrotermale importantissimo – ha detto la vicepresidente nazionale dell’Ancot, Agata Di Blasi, che è anche assessore del Comune di Alì Terme, piccolo ma incantevole centro del Messinese, “bandiera blu” per 2 anni consecutivi – ma serve necessariamente una riforma della normativa regionale sulla termalità. L’introduzione di una nuova disciplina che regola il settore – prosegue l’avvocato Di Blasi – non solo colmerebbe un notevole ritardo rispetto ad altre regioni, che, da tempo, si sono dotate di leggi regionali che disciplinano l’utilizzo delle acque termali nel proprio territorio, ma diventerebbe uno strumento di pianificazione e di sviluppo economico e sociale. In Sicilia abbiamo risorse idrotermali che fanno invidia al Mondo, un mare incantevole, panorami unici al Mondo e posti meravigliosi. Bisogna sdoganare l’idea delle terme “per anziani”, perché chiunque può usufruire dei benefici delle cure termali. È vero che fino alla prima decade del secondo millennio chi usufruiva dei servizi termali, i cosiddetti “curisti”, nella maggior parte dei casi erano soggetti con un’età abbastanza elevata, che ricorrevano alle terme quasi unicamente per determinate terapie sanitarie. Ma oggi la situazione è cambiata. E in tanti vorrebbero usufruire di terapie naturali, con l’obiettivo di star bene e di sentirsi in forma. La domanda è aumentata e anche i giovanissimi ricercano costantemente il “wellness”. E soprattutto – conclude la vicepresidente nazionale dell’Ancot – avere tante strutture, all’avanguardia, porterebbe vantaggi all’intera Sicilia, sia sotto il profilo turistico, che da un punto di vista occupazionale e imprenditoriale. È evidente, dunque, l’urgenza di approvare in tempi brevissimi una riforma che renda resilienti tutti i territori
termali siciliani, consentendo loro una vera e propria rinascita. Una ripartenza. In Sicilia abbiamo risorse incredibili, circondate da bellezze paesaggistiche uniche al Mondo, che dovrebbero essere sfruttate appieno. Sogniamo strutture termali, all’avanguardia, aperte 365 giorni l’anno. Ma affinché questo accada, è necessaria una riforma della normativa regionale sulla termalità, che permetta anche una nuova e definitiva mappatura di tutti i comuni termali siciliani".

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