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Cronaca Taormina

Droga nei locali della movida, botte ed estorsioni a chi non pagava: tre arresti

I carabinieri hanno sgominato un gruppo che riforniva di cocaina e marijuana le zone più frequentate dai giovani. Le indagini dopo violenti pestaggi contro i clienti insolventi

Nella movida di Taormina e Giardini Naxos la droga non mancava, ma guai a non pagare per tempo. I carabinieri hanno sgominato una banda dedita allo spaccio di cocaina e marijuana nei locali più frequentati dai giovani, al termine dell'operazione denominata "La torre di Messina". Tre le persone arrestate con l'accusa di traffico e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione. Il provvedimento cautelare è scattato nei confronti di Luca Torre, Giuseppe Messina e Cateno Russo. I primi due sono stati rintracciati rispettivamente nelle province di Catania e Trapani e sono stati ristretti agli arresti domiciliari. Russo si trova già ristretto nel carcere di Vibo Valentia per altri reati. Altri due soggetti sono indagati in stato di libertà.  In particolare nella sua casa Luca Torre aveva realizzato una rudimentale piantagione di marijuana. Infatti, tra la vegetazione e le piante di ortaggi e verdura, erano ben occultate 13 piantine canapa indiana tra i 30 e i 120 cm di altezza, coltivate in singoli vasi. Le piante sono state sequestrate e saranno inviate in laboratorio per le successive analisi tecniche che consentiranno di stabilirne la quantità di principio attivo.

L’indagine è stata avviata nell’agosto 2017, a seguito della denuncia sporta da un 24enne per una violenta aggressione subita nella notte del 3 agosto 2017, mentre si trovava nel centro di Taormina. In quella circostanza la vittima si era presentata presso la Stazione Carabinieri di Taormina con una vistosa ferita al volto, riferendo di essere stata avvicinata da tre soggetti che, dopo avergli intimato di seguirli nel vicino parcheggio di Porta Catania, luogo appartato e lontano da occhi indiscreti, lo avrebbero percosso e si sarebbero impossessati del suo portafoglio con all’interno una somma di 40 euro. L’aggressione, a seguito della quale la vittima aveva riportato delle lesioni giudicate guaribili in 30 giorni, era scaturita dal tentativo di riscossione di un debito di 80 euro che la vittima aveva maturato nei confronti degli aggressori per l’acquisto di un quantitativo imprecisato di sostanza stupefacente, avvenuto alcuni mesi prima in un locale di Giardini Naxos. 

I militari dell'Arma hanno documentato il fatto attraverso l’acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza installate in prossimità del luogo dell’aggressione, hanno consentito di identificare due degli odierni indagati quali esecutori materiali dell’aggressione. I successivi approfondimenti investigativi avviati nei loro confronti e condotti anche mediante attività tecniche, hanno consentito, altresì, di accertare come gli stessi, unitamente ad altri correi successivamente individuati, fossero dediti al traffico di sostanze stupefacenti nel territorio di Taormina, Giardini Naxos e comuni limitrofi. 

Il ricorso alla violenza e all’intimidazione per regolare i conti connessi con il narcotraffico non era affatto sporadico da parte degli indagati. Significativo, a tal proposito, oltre all’episodio dal quale ha avuto origine l’attività investigativa è una seconda vicenda verificatasi nel novembre del 2017, allorquando tre degli indagati malmenavano un giovane che, seppur acquirente abituale, aveva ritardato troppo nel saldare i debiti contratti per l’acquisto di stupefacente. Il pestaggio, avvenuto in pubblica via, fu ritratto dalle telecamere di videosorveglianza installate nelle vicinanze che consentivano di documentare la violenta aggressione in danno del giovane che veniva colpito con schiaffi e pugni e indotto a darsi alla fuga.

Nel corso dell’attività investigativa sono state documentate anche alcune rapine ed estorsioni commesse dagli indagati con minacce e violenza per ottenere il pagamento di somme di denaro dovute da acquirenti insolventi; addirittura in tre circostanze, al fine di ottenere i pagamenti dovuti, gli indagati si sono appropriati delle autovetture degli acquirenti morosi, trattenendole per diversi giorni fino al pagamento del credito.  

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