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Cronaca

"E' stato l'Indiana Jones dell'archeologia a Messina", al Duomo l'ultimo saluto a Franz Riccobono

Un'intera città attorno al feretro dell'appassionato studioso, difensore dei beni culturali. Il ricordo di Nino Principato: "Spero possa nascere presto una fondazione che porti il suo nome"

La città ha dato l'ultimo saluto a Franz Riccobono, lo storico messinese e socio fondatore dell’associazione Amici del museo di Messina che ci ha lasciato mercoledì scorso dopo mesi di ricovero al Policlinico per complicazioni dovute al Covid. Alla messa, officiata da monsignor Mario Di Pietro, presenti autorità civili, religiose e militari, compreso il commissario Leonardo Santoro con il Gonfalone della città di Messina ma anche i componenti del Comitato Vara, numerosi cittadini e  il presidente della Regione Nello Musumeci che al termine della celebrazione ha voluto rivolgere un saluto commosso.

Una folla commossa ai funerali di Franz Riccobono

Sulla sua bara, accanto  la bandiera della Trinacria, anche quella con la scritta "viva Maria" in ricordo del suo impegno in tutte le manifestazioni storico-religiose, in particolare quella della Vara.

Già all'indomani della sua morte tanti gli appelli a non disperdere l'immenso patrimonio librario e documentale raccolto in tanti anni di studi del professore. Un appello rilanciato dal pulpito a presiedere anche da monsignor Mario Di Pietro, parroco di San Giacomo Maggiore e amico del compianto cultore di storia patria e appassionato difensore dei beni culturali e ambientali. "E' stato un custode che ha raccolto tanto sulla storia non solo di Messina ma di tutta la Siciia, materiale che non deve essere disperso", ha detto il prete. A ricordare l'impegno di Riccobono che si è battuto anche per la rivalutazione della Cittadella, in chiesa ha trovato spazio il telo con la scritta "Liberiamo la zona falcata" del network Zda Messina - Zona d'arte.

"Con Franz ci conosciamo da cinquant'anni - è la testimonianza commossa del professore Nino Principato a MessinaToday - parlo al presente perchè per me non è morto. Vive in tutto quello che ha fatto e lasciato per questa città. Insieme abbiamo organizzato tante cose, in tutta la Sicilia. Una su tante, il museo per tutelare della collezione dell'antiquario Giovanni Panarello a Taormina. Nell'ottobre dell'89, insieme anche al professore Pugliatti, Nino Sarica e altri, abbiamo organizzato la rievocazione storica dell'ingresso di Carlo V a Messina. Parteciparono tutti i ragazzi delle scuole superiori, io curai i custumi e Riccobono l'aspetto araldico. Ma soprattutto non dobbiamo dimenticare che Franz, da studente universitario, è stato l'indiana Jones dell'archeologia perchè è fondatore della moderna archeologia in un periodo in cui non c'era neanche la Soprintendenza archeologica e Messina dipendeva da Siracusa. Una attività che fu sostenuta anche dal grande archeologo di fama internazionale Luigi Bernabò Brea. A lui si avvicinò poi anche Giacomo Scibona. Uno dei tanti fiori all'occhiello di Riccobono fu la scoperta nel 1975 della tomba a camera di Largo Avignone del IV secolo avanti Cristo, sotto la scalinata. Aperta occasionalmente tre anni fa, purtoppo è tornata di nuovo nell'oblio. L'appello - conclude Principato - è ora di riaprire alla pubblica fruizione questa testimonianza unica in Sicilia ma anche quella di tutelare complessivamente il patrominio di informazioni, documenti, oggetti, libri, stampe e cartografie raccolte negli anni da questo grande studioso. Spero possa nascere presto una fondazione che porti il suo nome".

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