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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Figli delle coppie gay, Messina terreno di scontro tra civiltà e integralismo istituzionale

L'arrivo in città del ministro Eugenia Roccella mentre si manifesta a favore delle famiglie omogenitoriali. Cosa c'è da sapere

Oggi arriva in città Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per presentare alle 17, al Museo regionale, il suo nuovo libro "Una famiglia radicale".  Nelle stesse ore si manifesterà a favore delle famiglie omogenitoriali.
Abbiamo chiesto una riflessione a un messinese che vive a Milano da mezzo secolo, Domenico Barrilà, uno dei più noti psicoterapeuti italiani, che sui temi dell’affettività ha scritto pagine importanti in un volume, “I legami che ci aiutano a vivere”, edito da Feltrinelli, che dopo diverse edizioni può essere oramai considerato un classico.

A sostegno delle famiglie omogenitoriali

La ministra Eugenia Roccella presenterà a Messina un suo libro insieme a diversi ospiti, compreso il sindaco della città.

Mentre apprendo la notizia sto raggiungendo la sede di un’azienda milanese, impegnata in un progetto che tocca la realtà situata delle persone omosessuali, le stesse verso i quali la parte politica oggi al governo rifiuta di diventare adulta e mette in atto pericolose pratiche regressive.

Il contrasto, subito forte e stridente, è diventato insanabile quando, finito il confronto sulle linee progettuali, mi sono rimesso in macchina per tornare a casa.

Da una parte un luogo fortemente radicato nell’oggi, un’azienda culturalmente europea dove si costruisce civiltà e si coltivano diritti. Dall’altra il paesaggio interiore di persone inquiete, in perenne transizione verso il radicalismo successivo, dove l’altro è solo il bersaglio delle proprie convinzioni, forse delle proprie turbe, mutevoli ma sempre incrollabili.

Abusi di soggettività intollerabili, che presumono un’idea della persona e del potere ingiuste, pericolose, disumane, come nel caso del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali, avversato dalla ministra, in nome e per conto del governo di cui fa parte, con una tenacia dispettosa e arida.

A ridare luce e calore alla città, nelle stesse ore sfileranno molti cittadini, speriamo moltissimi, proprio a sostegno delle famiglie con genitori dello stesso sesso.  Accade all’inizio del mese aprile, mese in cui sei anni fa venne alla luce la vicenda, spaventosa, del campo di concentramento per omosessuali in Cecenia, internati e torturati per essere “rieducati”. 

Pochi giorni fa avevo scritto: “Chi pretende di decidere come devono procreare le persone, sovente con i modesti grandangolari dell’arroganza e dell’ideologia, si dovrebbe piuttosto preoccupare di aiutare chi evoca l’arrivo di un figlio, quale che sia la strada, a crescerlo secondo principi cooperativi, perché dovrà interagire con una specie interdipendente per destino, magari immaginando piani intelligenti di affiancamento alla famiglia, spesso evocata in modo superficiale”. Ma il convitato di pietra, purtroppo, la degenerazione retrostante, è una concezione del potere prepotenze e integralista, che vorrebbe insegnare alla realtà come funzionare e alle persone come vivere, ossia secondo gli orientamenti di chi comanda.

Il substrato, l’omofobia, e il risultato sono scontati, sempre gli stessi. Durante l’estate del 2017, Amnesty International scriveva: “Le autorità cecene continuano a negare che esistano persone omosessuali nel paese”. Si badi bene, negavano la possibilità che in Cecenia potessero esservi persone omosessuali, una manifestazione di stupidità, ancora prima che di autoritarismo, ma nello stesso tempo la prova inequivocabile dell’insofferenza dei fragili per la varietà umana.

Gli stessi ingredienti che si ritrovano nella rimozione che da noi muove i retropensieri di chi continua a provare disagio interiore -e questo rappresenta un fatto patologico- al pensiero che al mondo esistano persone che esulano dagli schemi infantili che li possiedono, fatti di opposizioni bipolari, come accade ai bambini piccoli. Maschio-femmina. Una trappola che non ammette eccezioni, gettando nella disperazione chiunque avverta di volere essere come sente di essere.

La nota di Amnesty proseguiva in questi termini: “In un’intervista con il reporter della HBO David Scott durante lo show Real Sports with Bryant Gumbel, online dal 15 luglio, Ramzan Kadyrov ha risposto ridendo alla domanda sulla questione della persecuzione dei gay in Cecenia”. Ed eccole le parole del leader Ceceno: “Questo è un nonsense. Non abbiamo quel genere di persone qui. Non ci sono gay. Se ci fossero, portateli in Canada. Lode a Allah”.

Temendo di essere frainteso, il figuro si è premurato di finire il lavoro: “Loro [i gay] sono il diavolo. Non sono umani. Che Dio li maledica per quello di cui ci accusano”.

La mostruosità cecena e tutte quelle che vengono perpetrate ai danni degli omosessuali, compresa la negazione del loro diritto di diventare genitori, dovrebbe fare uscire ciascuno dalla propria ambiguità, schierandosi dalla parte di chi si trova in una condizione di grave discriminazione, che sovente diventa di pericolo e poi di vera e propria violenza.

L’omofobia si può mascherare in mille maniere, anche le più raffinate, persino sostenute con ipocriti richiami alla legge, ma rimane una malattia, a differenza dell’omosessualità.

Sabato 1° aprile il sindaco di Messina accorrerà alla presentazione del libro della ministra. Vorrei sperare che troverà il tempo per marciare insieme ai cittadini che cercano di proteggere i propri diritti e quelli dei propri figli, comunque siano arrivati, perché “I bambini dalle origini complesse sono sempre in cerca di indizi legittimanti, negare loro anche un solo frammento del materiale che serve per sentirsi annidati nel mondo, come tutti gli altri bambini, è un atto contrario agli stessi interessi del mondo, in definitiva una barbarie”.

Oggi, primo aprile, il sindaco di Messina ci dirà a chi appartiene davvero.

Come persona nata in questa città, mi sentirei fiero se scegliesse i propri concittadini e l’universo dei diritti.

Domenico Barrilà

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