rotate-mobile
Cronaca

Il cachet della Ferragni anche al Cedav di Messina, Carmen Currò: "Si è spesa per le donne più delle istituzioni"

L'avvocato fondatrice del Centro antiviolenza dice la sua sulla lettera della influencer sul palco di Sanremo. "Un gesto che aldilà del fatto economico mostra una grande sensibilità"

“Per me è stato un messaggio importante, perché è riuscita a fare arrivare a tutti, uomini e donne, la consapevolezza ancora non scontata che le donne devono poter essere libere di poter mostrare anche il proprio corpo senza essere penalizzate, criticate e giudicate”.

Nel dibattito che si è aperto sul monologo di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo, dice la sua a MessinaToday l’avvocato messinese Carmen Currò, pioniera delle battaglie in difesa delle donne, fondatrice e presidente emerita del Cedav, primo centro antiviolenza della Sicilia che nel 2003 ha contribuito a creare Dire, fondandone la costituzione.

E proprio a Dire, che raggruppa ottanta centri antiviolenza contro le donne, la Ferragni ha devoluto il suo considerevole cachet del festival di Sanremo.

“Un gesto che aldilà del fatto economico segnala che in Italia contro la violenza sulle donne si mobilitano quasi sempre più gli artisti piuttosto che le istituzioni – spiega la Currò – Io ho apprezzato molto questa sua esposizione perché ha costretto tutta l’Italia a parlare di nuovo, in un luogo inusuale, di una piaga che ogni anno lede migliaia di donne vittime di violenza. Sono anche quei gesti che possono apparire provocatori quelli che poi cambiamo le coscienze”.

Anche il Cedav, nella qualità di componente della rete Dire, beneficerà del contributo evoluto da Chiara Ferragni che ha diviso l’opinione pubblica fra chi considera il suo messaggio stucchevole e banale e chi invece lo ha letto come un discorso diretto anche a tutte quelle donne che non hanno voce, quelle donne che per colpa di violenze, stereotipi e retaggi culturali ancora devono coprirsi.

"Il corpo di noi donne non deve mai generare odio o vergogna", è stato il messaggio portato sul palco del Teatro Ariston con una sorta di lettera a se stessa bambina. Avvolta in un abito "senza vergogna" disegnato da Maria Grazia Chiuri per Dior che è un'illusione di nudità e "vuole ricordare che chiunque decida di mostrarsi, o sentirsi sexy non autorizza nessuno a giustificare le violenze degli uomini o ad attenuarne le colpe", Chiara Ferragni si è raccontata e commuove a più riprese parlando di giudizi e pregiudizi, patriarcato, mamme lavoratrici e sessismo.

"Ho sempre cercato di renderti fiera. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto per te, per la bambina che ero, e in tutto quello che ho fatto c'era un pensiero, di non sentirmi abbastanza. Vorrei dirti innanzitutto questo: sei abbastanza, lo sei sempre stata, tutte quelle volte che non ti sei sentita abbastanza brava, abbastanza forte, abbastanza bella, lo eri. Le sfide più importanti sono sempre nella nostra testa e solo con noi stessi. Goditi il vento, goditi i momenti, piangi, arrabbiati, urla se devi. Un amico un giorno mi ha detto che nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte. Vivile tutte senza paura, anche se la paura ti accompagnerà tante di quelle volte che perderai il conto, ma se una cosa ti fa paura probabilmente è la cosa giusta da fare".

Poi un passaggio sulla maternità 'social' che sembra rispondere alle tante critiche per l'esposizione dei suoi figli sui social media: "Diventerai mamma e gli unici che potranno dare un giudizio saranno i tuoi figli. Quando diventi mamma però sarai ritenuta solo una mamma, e pensaci: quante volte la società fa sentire in colpa una donna perché per lavorare è lontana dai figli? Sempre. Quante volte succede per gli uomini? Mai. Ma se tu fai tutto per i tuoi figli, sei una brava madre, magari non perfetta, ma brava".

"Da donna dovrai affrontare tante battaglie, come non poter vivere liberamente il tuo corpo, perché se lo nascondi sei una suora, se lo mostri sei una troia. Essere una donna non è un limite, dillo, gridalo, io ci sto provando. Alla fine andrà tutto bene, e sono fiera di te".

L'abito indossato, che imita il corpo nudo, vuole - spiegano gli ideatori - "riportare l’attenzione sui diritti delle donne, del loro corpo e su come il disporre del corpo femminile dalle stesse sia, purtroppo, ancora considerato discusso e discutibile. Questo è l’obiettivo dietro questo look. L’idea di un abito che simulasse il corpo nudo di Chiara ci è arrivata immediatamente prendendo ispirazione da una creazione di Maria Grazia Chiuri per Dior della primavera/estate 2018. Realizzato negli atelier alta moda Dior il vestito in tulle color carne riproduce con un ricamo trompe l'oeil il corpo di Chiara Ferragni al naturale e liberato da quella vergogna che hanno sempre imposto a tutte, a partire da Eva, la prima donna della storia indotta a provare vergogna".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il cachet della Ferragni anche al Cedav di Messina, Carmen Currò: "Si è spesa per le donne più delle istituzioni"

MessinaToday è in caricamento