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Cronaca

“Fate schifo”, “Sucati un pruno”, lo scontro audio tra De Luca-Armao sui lavori per i serbatoi di Montesanto

Nuova polemica con i vertici della Regione per i lavori da avviare nell'immobile che risulta ancora proprietà dell'Eas. Le accuse del sindaco alla “malaburocrazia” ma secondo il vicepresidente le documentazioni prodotte dell'amministrazione sono carenti

L’ha definita una presa di posizione dura perché dopo due anni di lettere inutili “abbiamo un cantiere bloccato per la malaburocrazia che in buona parte della Regione impera”.

In realtà, ieri pomeriggio, nella diretta facebook del sindaco di Messina Cateno De Luca, si è andati davvero oltre. Messaggi da bettola scambiati con l’assessore all’Economia Gaetano Armao trasmessi in diretta, di nuovo pernacchie e accuse - a colpi di parolacce - di non aver mosso un dito per autorizzare la cessione di un immobile che di fatto farebbe già parte del patrimonio Comune di Messina, bloccandone i lavori.

Oggetto del contendere: i serbatoi dell’acquedotto in contrada Montesanto destinati ora a finire in procura.  

Condotta Montesanto: la risposta di Musolino e Puccio ad Armao

De Luca si è detto pronto a dimostrare che sono almeno sei le lettere rimaste senza risposta.

La storia del serbatorio di Montesanto

Il serbatoio di Montesanto dovrebbe rappresentare una fonte di approvigionamento idrico fondamentale per l'area del centro città e in particolare di Viale Europa e del Quartiere Lombardo, da sempre in sofferenza di acqua. La costruzione delle cisterne, cominciata negli anni novanta, non è mai stata portata a termine.

A dicembre, De Luca, insieme all'assessore alla Polizia municipale Dafne Musolino, al commissario Giovanni Giardina e all’allora presidente dell'Amam Salvo Puccio, ha messo i sigilli al cantiere aperto trovato alla mercè di rifiuti, occupazioni abusive con pecore al pascolo e adibita a stalla di due pony. 

Nelle intenzioni del sindaco il nuovo serbatoio dovrebbe vedere la luce entro un paio di anni e lunedì è intenzionato a dare il via ai lavori.

Ma l'immobile è proprietà dell'Eas

Ma a guastare i piani, la lettera del dirigente generale della Regione in cui diffida il Comune ad avviare i lavori, dal momento che l’immobile risulta ancora di proprietà dell’Eas e il dipartimento non ha ancora acquisito “la decisione dell’organo politico regionale in ordine a qualunque azione volta al recupero valorizzazione emessa a reddito del cespito medesimo”.

Da qui accuse e improperi a botte di “fate schifo” (in basso il video) a cui l’assessore all’Economia e vice presidente della Regione ha già replicato: “Il sindaco di Messina – scrive Armao - sulla vicenda dei serbatoi idrici di contrada Montesanto, lancia provocazioni per nascondere l’incapacità amministrativa in una vicenda nella quale, invece di fornire documenti, progetti e relazioni, emette ordinanze prive di comunicazione preventiva e cerca di buttarla, come suo solito, in caciara richiamando, peraltro, circostanze inesistenti. Non si intende raccogliere contumelie ed aggressioni – continua l’assessore - da chi cerca a tutti i costi la rissa per bieche finalità politiche che nulla hanno a che vedere con il merito delle questioni. Ma siccome l’interesse pubblico, ed in particolare, quello di cittadini di Messina deve prevalere, si è inviata una nota, che si allega, nella quale si ribadisce la disponibilità per la celere definizione della procedura, laddove l’amministrazione comunale ne abbia effettivamente l’intenzione”.

La lettera di Armao al Comune

La nota allegata a cui si fa riferimento Armao, è quella “urgente” inviata al sindaco e per conoscenza ai revisori dei conti in cui comunica che le istanze presentate in passato da Amam e Comune  “sono prive di qualsiasi allegato progettuale, scheda illustrativa o anche semplice relazione tecnica per un’opera di manutenzione straordinaria che dovrebbe esser realizzata in re aliena, né peraltro risulta comunicazione alcuna sulle asserite procedure di evidenza pubblica espletate dalla partecipata per la realizzazione di opere sin qui solo ipotizzate”.

“Risulta quindi evidente – continua la lettera – una grave ed ingiustificata carenza documentale incompatibile con i principi della leale collaborazione istituzionale pur manifestata da questa amministrazione alla quale si è fatto seguire, senza neanche comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell’art. 9 della legge regionale n.7 del 2019, il provvedimento di urgenza con evidente finalità strumentali ed improprie rispetto agli interessi pubblici perseguiti”.

Armao insiste sulla carenza delle documentazioni prodotte e sul fatto che non si è mai “richiesto confronto alcuno con le strutture dell’assessorato su un’iniziativa che riguarda beni dell’amministrazione regionale, il che lascia evidentemente trasparire una precisa strategia inutilmente polemica e conflittuale alla quale non si intende replicare per rispetto alla città di Messina”.

L’assessore conclude confermando la disponibilità a concordare sia ipotesi di acquisto che di concessione in locazione e informa di avere dato mandato al dipartimento tecnico regionale, che ha già effettuato un primo sopralluogo, ai fini della valutazione del cespite invitando a dare “di ogni attività tempestiva informazione sinora ingiustamente sottaciuta”.

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