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Cronaca

Ordine degli avvocati, concluso lo scrutinio: ecco tutti gli eletti al Consiglio

La spunta la coalizione più corposa, quella capitanata da Paolo Vermiglio e Giovanni Arena. Dell’altro gruppo, composto da otto candidati, è stato eletto solo Giovanni Villari. Fra gli outsider, Giovanni Caroè

Si è concluso all’alba lo scrutinio per l’elezione del nuovo Consiglio dell’Ordine degli avvocati.

Votanti oltre 1.800 legali rispetto a poco più 2.500 aventi diritto. La spunta la coalizione più corposa, quella capitanata da Paolo Vermiglio che ha incassato circa i due terzi dei voti scrutinati e Giovanni Arena (eletto con poco meno di mille voti) che hanno potuto beneficiare del sostegno di Vincenzo Ciraolo, già presidente dell’Ordine degli avvocati e già segretario dell’Ocf, organismo congressuale forense.

Dell’altro gruppo, composto da otto avvocati, è stato eletto solo Giovanni Villari, che in passato ha ricoperto il ruolo di segretario.

Fra gli outsider entra in consiglio Giovanni Caroè con il sostegno di Camere civili e della sua presidente Rosaria Filloramo, mentre restano fuori Romy Asaro, Santi Gervasi, Luigi Giacobbe e Maria Pagano, questi ultimi due consiglieri uscenti.

Tra gli esclusi eccellenti Nunzio Rosso e Nino Centorrino, che si erano proposti con la coalizione Vermiglio-Arena.

Dei trentaquattro candidati 21 formeranno il nuovo consiglio che risulta così composto: Paolo Vermiglio, Giovanni Arena, Frida Simona Giuffrida, Mara Carrabba, Antonio Barbera, Giovanni Caroè, Simona Mazzei, Aurelio Maiorana, Raffaella Mastroeni, Francesco Uria, Francesca Ugdulena, Francesco Ferraù, Fabrizio Gemelli, Antonio De Matteis, Antonio Cappuccio, Ernesto Marcianò, Claudia Vita, Nunzio Cammaroto, Vincent Molina, Giovanni Villari e Felice Panebianco.

Sul rinnovo del Consiglio dell'Ordine si erano registrate proteste per l'elezione anticipata rispetto alla naturale scadenza del mandato (4 anni). Alcuni consiglieri avevano messo in evidenza la possibile ineleggibilità per alcuni candidati che si sono riproposti senza aver maturato il requisito minimo di una legittima candidatura perché non sono passati quattro anni dall’ultimo mandato così come previsto dall’articolo 3 comma 3 della legge 2017 che dispone che “la ricandidatura è possibile quando sia trascorso un numero di anni uguali agli anni nei quali si è svolto il precedente mandato”.

Analoga situazione si era presentata per le elezioni del Consiglio nazionale forense, dove il Tar del Lazio aveva sospeso la proclamazione degli eletti su ricorso di un consigliere. Il Tribunale regionale amministrativo si è espresso proprio in questi giorni respingendo l'istanza di sospensiva per "mancanza - allo stato - del pericolo in mora".

Se, come annunciato, ci sarà un ricorso, sono almeno sei - tra gli avvocati non eletti - quelli che potrebbero ancora ambire alla carica.

Sarà quasi certamente Paolo Vermiglio il presidente del rinnovato Consiglio. Il suo primo ufficiale impegno è quello per l'inaugurazione dell'anno giudiziario prevista sabato 28 gennaio.

Sarà l'occasione per fare il punto oltre che sull'attuazione a Messina delle riforme del processo civile e penale, anche sull'annosa questione dell'edilizia giudiziaria che quest'anno, per la prima volta dopo decenni, registra la notizia positiva del trasferimento degli uffici giudiziari del giudice di pace e del tribunale del lavoro nei locali di proprietà dell'Inps in via Capra. Un risultato frutto dell'operosità del consiglio uscente e della senatrice del M5Stelle Grazia d'Angelo che, d'intesa col ministero e l'ormai ex direttore dell'Inps di Messina Marcello Mastrojeni, sono riusciti a portare a casa il risultato.

Sul tavolo anche l'adeguamento dell'immobile ex Banco di Roma e della prestigiosa Cassa Centrale di Risparmio, palazzo dell'architetto Basile, da destinare agli altri uffici giudiziari, così come previsto dal Comune di Messina che potrebbe, per l'occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, annunciare l'avvio dei lavori di adeguamento mettendo finalmente la parola fine alle croniche carenze che hanno costretto negli anni l'amministrazione pubblica a sostenere il gravoso onere di fitti passivi.

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