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Cronaca

Green pass falsi, Cocivera voleva fare ancora il ginecologo: "Vado in Svizzera a fare il mio lavoro"

Proseguono le indiscrezioni sull'inchiesta delle certificazioni verdi rilasciate senza tampone. L'ex ginecologo radiato nel 2020 dall'albo pensava a come poter tornare a esercitare la sua professione fuori dalla comunità europea

Tamponi mai processati o mai eseguiti per ottenere green pass falsi raggirando la piattaforma del ministero durante i primi mesi del 2021. Proseguono le indiscrezioni legate al caso che ha coinvolto l'ex ginecologo dell'ospedale Piemonte Giovanni Cocivera, insieme a tre operatori dello studio diagnostico "Santa Lucia snc" di Messina, e a decine di clienti, impiegati a vario titolo nelle forze dell'ordine, nelle pubbliche amministrazioni, o titolari di attività, che si rivolgevano al gruppo consapevoli di poter raggirare le regole imposte dai decreti ministeriali. 

Falsi green pass a dieci euro, il sistema Cocivera: fra gli indagati docenti, militari, dirigenti dell'Asp

L'inchiesta, portata avanti dal sostituto Roberta La Speme e dalla Guardia di Finanza, approderà giovedì in aula con il via agli interrogatori dei quattro imputati. Oltre a Cocivera, anche Giuseppe Cozzo, Francesca Arena, Antonino Spinella ed Emanuela Villari, difesi dagli avvocati Giuseppe Romeo, Nicola Giacobbe, Gianluca Nicosia e Piera Russo, dovranno rispondere delle accusa di "aver dato vita ad un'organizzazione criminale dedita ad attestare falsamente la negatività al covid-19" e per aver sfruttato la situazione di emergenza sanitaria traendo indebito vantaggio economico a discapito della tutela della salute pubblica. 

Per i quattro il gip Tiziana Leanza ha disposto l'obbligo di firma dal lunedì al sabato. Il pm aveva chiesto l'arresto.

"Me ne vado in Svizzera a fare il ginecologo"

Cocivera era consapevole della precarietà del ruolo che stava svolgendo, ma pianificava già la sua attività dopo la pandemia. "Intanto mi faccio sta cosa, poi ora vediamo anche in Svizzera faccio la mia professione - dichiarava a un cliente come riportato da una intercettazione - Là posso farlo perché non è Comunità Europea, a Lugano, quelle zone lì, avoglia a fare".

Un disegno, quello di tornare a esercitare la professione di ginecologo, che in Italia non potrà più svolgere dopo essere stato radiato dall'albo dei medici per l'inchiesta sugli aborti clandestini a pagamento nel suo studio. "Faresti il ginecologo là?", chiede ancora il cliente. "Si certo! - rispondeva Cocivera - In Germania non posso fare, in Romania ho contatti a Bucarest". 

"Fai fare a me che quando faccio io le cose..."

In varie occasioni inoltre Cocivera, pur dichiarando di essere immunizzato con tre dosi, si mostrava critico nei confronti della campagna vaccinale in atto. È quanto emerge durante una discussione con un vigile urbano in servizio al comune di Messina che si è rivolto in più occasioni all'ex ginecologo per ottenere un falso green pass per poter lavorare.

"Fai fare a me che quando faccio io le cose..Ti hanno ripreso, e poi da aprile in poi non c'è più bisogno (del green pass, ndr)", raccontava in una intercettazione Cocivera. "Tutti quelli con le due dosi hanno preso il covid", diceva ancora al vigile urbano. "Stanno mantenendo l'obbligo vaccinale per gli insegnanti e per le forze armate fino al quindici di giugno però puoi lavorare. Sai che cosa possono fare? La multa solo di cento euro". 

"I vaccinati diffondono la malattia" 

Anche durante una conversazione con un finanziere, indagato perché coinvolto come cliente, Cocivera lasciava emergere la sua criticità nei confronti della gestione della pandemia da parte del sistema sanitario. "I vaccinati sono quelli che hanno diffuso la malattia perché se la prendevano la portavano in giro", diceva Cocivera. "Avrebbero dovuto obbligare tutti i vaccinati e non a farsi il tampone per andare a lavorare, avrebbero scoperto tanti positivi e avrebbero diffuso meno la malattia". E ancora: "Dal 15 di ottobre faccio tamponi a tinkitè...mai preso!"

Il finanziere, che sarebbe stato sospeso per tre mesi perché inadempiente rispetto all'obbligo vaccinale imposto alle forze dell'ordine, confidava a Cocivera di essere "stato bene psicologicamente questi tre mesi - si legge ancora nelle intercettazoni - ma proprio è stato un rinascimento". "Io dovevo rientrare al quindici giugno", spiegava ancora il finanziere. 

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