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Cronaca

Duecento parrucchieri contro la fase 2: "Costretti a lavorare a domicilio correndo più rischi"

Il grido d'allarme dei professionisti messinesi contro l'ultimo decreto del governo. Pronti a scendere in piazza contro il silenzio delle istituzioni. Valvieri: "L'unica soluzione è andare a casa dei clienti. Pronti ad azioni eclatanti"

Anche parrucchieri e barbieri messinesi speravano di riaprire il 4 maggio, in concomitanza con l'ormai famosa fase 2 delle misure anti-coronavirus. 

Ma quanto ha comunicato il premier Conte è stato come una doccia fredda per i professionisti che adesso dovranno attendere il prossimo 1 giugno per riprendere l'attività. Una situazione che rischia di diventare esplosiva e per la quale 200 lavoratori della città sono pronti ad azioni eclatanti.

A raccogliere il grido di protesta è Lillo Valvieri, portavoce della categoria e presidente dell’associazione cittadina di commercianti. "Quanto annunciato dal governo ieri - spiega Valveri - non corrisponde ad una soluzione adeguata per la ripresa e il contrasto dell’emergenza, proprio perché non contempla le diverse circostanze e grado di emergenza presente sul territorio nazionale, colpito in modo assai differente dalle regioni del nord a quelle del sud, dove l’emergenza ha mantenuto un andamento assai più moderato".

I parrucchieri trovano sproporzionate le misure di cautela rispetto ai benefici ottenuti. "I danni economici risultano eccessivi rispetto ai benefici derivanti da una simile decisione, in un territorio dove i numeri dei contagi non si avvicinano neanche lontanamente a quelli delle regioni del nord più colpite".

Da qui la provocazione di riprendere l'attività in modo irregolare e a domicilio. "L’insostenibilità di tale chiusura - continua Valvieri -  costringerà inevitabilmente alla ripresa dell’attività in modo sommerso e irregolare, quindi recandosi direttamente a casa dei clienti per svolgere il loro lavoro. Circostanza questa, che presenta dei rischi notevolmente più alti rispetto ad una regolare riapertura delle loro attività, “nei nostri saloni potremmo lavorare in tutta sicurezza, con la possibilità di poter sanificare continuamente i locali e le attrezzature del mestiere, cosa che a domicilio non può essere fatta”. L’esigenza quindi di mantenere in piedi la propria impresa spingerà i parrucchieri a lavorare anche a domicilio, situazione che sembra aprire scenari molto più rischiosi e potenzialmente pericolosi di una riapertura vera e propria anche della categoria in questione".

"Non obbligate le brave persone a diventare fuorilegge"

"Non obbligate le brave persone a diventare dei fuorilegge - sostiene il parrucchiere Daniele Alongi -  con un negozio di estetica e parrucchiera insieme alla moglie vicino Piazza Casa Pia. Con questo decreto è stata presa una decisione che, al contrario di ciò che pensa il governo, non farà altro che aumentare i danni. Così Conte sta favorendo la crescita continua dell'abusivismo e chi fino ad oggi ha rispettato le regole comincia a stancarsi. Grazie veramente, perché ci stai tutelando così tanto che stai preferendo non farci morire con il covid ma di fame. Stai portando milioni di famiglie sul baratro e non te ne rendi conto – dice rivolt0 direttamente al premier - Caro Conte se dobbiamo stare a casa noi allora questa è la prova che stai giocando falso ".

I professionisti sono pronti a scendere in piazza se il silenzio delle istituzioni dovesse continuare. Il gruppo di parrucchieri messinesi si rivolge nuovamente al presidente della Regione Nello Musumeci, il 
"Sta volta la richiesta si fa più insistente e la voce più alta, i parrucchieri si dicono disposti a scendere in piazza con una protesta simbolica per farsi finalmente ascoltare, e non accetteranno nuovamente “il nulla” come risposta".

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