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Cronaca Patti

Bigenitorialità, mantenimento diretto e affido paritario per un bimbo di 6 anni: ordinanza “modello” dal tribunale di Patti

Esulta l'associazione Genitori per sempre a pochi giorni dall'inaugurazione della panchina blu. Paolo Micali: “Provvedimento raro, speriamo che anche dalla Corte d’Appello di Messina abbia il coraggio di superare i propri vetusti tabù”

Tempi paritetici fra papà e mamma per l’accudimento e dunque mantenimento diretto, vale a dire che ognuno dei genitori provvede autonomamente ai bisogni del figlio secondo le esigenze.

Arriva dal Tribunale di Patti un segnale di grande sensibilità e attenzione che va nella direzione dell’affido paritetico “pieno” anche dal punto di vista economico.

A poche settimane dall’inaugurazione a Messina della panchina blu, l’ordinanza è stata salutata con grande soddisfazione dall’associazione Genitori per sempre.

La decisione del Collegio presieduto da Concetta Alacqua che modifica una precedente ordinanza, infatti, sancisce che “considerato che il minore, seppur domiciliato presso la madre, trascorre un tempo per lo più paritetico con entrambi i genitori, appare opportuno che ciascun genitore provveda alle spese ordinarie che si rendono necessarie durante la permanenza presso di sé del minore. Pertanto non prevede l'assegno di mantenimento.

“In tutta Italia sono pochissimi i provvedimenti che in giudiziale dispongono tempi paritetici di relazione con i figli, e molti di meno quelli che ai tempi pari azzardano di fare corrispondere l’ovvia organizzazione del mantenimento diretto come accadut in questo caso – spiega il portavoce dell’Associazione, Paolo Micali -  Il provvedimento è stato reclamato, e speriamo che la Corte d’Appello di Messina abbia il coraggio di superare i propri vetusti tabù e confermare l’apertura del tribunale di Patti”.

Il caso specifico riguarda un bimbo di sei anni. Il suo papà fa parte dell’Associazione e da anni lotta per il rispetto dell’affido paritetico anche perché pure quello “condiviso”, a 15 anni dall’entrata in vigore della legge che lo ha istituito, resta argomento di grande attualità per la scarsa applicazione.

“Ad oltre trent’anni della Convenzione per i diritti dell’infanzia possiamo dire tranquillamente che il più calpestato tra i diritti dei bambini italiani è senz’altro quello alla bigenitorialità – insiste Micali -  e il genitore marginalizzato continua ad essere il padre nella quasi totalità dei casi. Tradotto in numeri, il calendario di visita standard dei figli di genitori separati prevede due pernotti al mese con papà, e nel migliore dei casi un pugno di ore infrasettimanali. Del resto il dato delle separazioni con assegno ai figli corrisposto dal padre parla chiaro: 94.1%, praticamente uguale alla situazione pre-riforma.  Il dato riferito all’assegno di mantenimento non è casuale. Con il pagamento di un assegno si realizza la delega all’altro genitore non solo dell’onere di provvedere alle necessità materiali della prole, ma insieme ad esse di tutto quel carico di cura e accudimento di cui consiste in fin dei conti l’esercizio del ruolo genitoriale. Essere costretti a pagare l’altro perché si occupi dei figli significa dunque lo svilimento della figura genitoriale. Una condanna a un modello socio familiare che assomiglia ad una cartolina degli anni cinquanta”.

E a chi contesta che i bimbi non possono essere trattati come pacchi che stanno un giorno da una parte e un giorno in un altro?

“Basta rispondere che i pacchi non corrono ad abbracciare i propri genitori, e che per i bambini la stabilità affettiva è più importante della stabilità logistica. Del resto, se le condizioni paritarie sono normalmente accettate in caso di accordo, e non compromettono quindi di principio l’interesse del minore, non si capisce perché debbano essere confinate alle sole separazioni consensuali invece di costituire un paradigma e uno strumento di prevenzione e di cura per le separazioni conflittuali. Conflitti che determinano condotte alienanti, subdoli condizionamenti, ricatti e pressioni psicoemotive.  Una violenza insomma. E l’unico strumento preventivo che si può mettere in atto per contrastare questo grave fenomeno è, di nuovo, un affido tendenzialmente paritario o materialmente condiviso: che tolga ossigeno alle ragioni del conflitto, e che riduca al minimo attraverso tempi di relazione sufficientemente larghi, le possibilità di un genitore di rimanere vittima di un processo di denigrazione”.

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