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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Trascrivono atti processuali, ma sono precari dal 1992 e pagati 7 euro l'ora: scatta lo sciopero

La protesta dei 1.500 lavoratori che dipendono dal ministero della Giustizia e senza i quali non si potrebbero svolgere udienze e processi. "Lo Stato ci applica un contratto inadeguato e nonostante le promesse la nostra stabilizzazione rischia di sfumare"

Precari da più di 30 anni e pagati 7 euro l'ora. Sono lavoratori essenziali per il funzionamento della giustizia, ma - pur essendo impiegati per conto dello Stato - non hanno alcun diritto e sono inquadrati con un contratto del tutto inadeguato: sono i verbalizzatori di atti processuali, in tutto circa 1.500 dipendenti, con mansioni di fonici, trascrittori, data entry e stenotipisti forensi, impiegati in appalto dal ministero della Giustizia e che si occupano del servizio di fonoregistrazione e trascrizione delle prove testimoniali dei procedimenti penali, in tutti i tribunali d'Italia. Per questo è stato indetto uno sciopero per le giornate di martedì 19 e mercoledì 20 marzo.

Quotidianamente svolgono un servizio pubblico fondamentale, garantendo con il loro lavoro, la regolarità e il corretto svolgimento delle udienze secondo i principi normativi fondamentali del "giusto processo". Da anni protestano, ma restano inascoltati, per il miglioramento della loro condizione e chiedono un intervento da parte del ministero per avere risposte certe sul loro futuro
e per il riconoscimento dei loro diritti, attraverso l'internalizzazione e un contratto adeguato.

"Ci definiamo i 'fantasmi' dei tribunali - afferma in una lettera una delle 1.500 lavoratici - in quanto precari fin dal 1992, da quando abbiamo messo la nostra professionalità al servizio della giustizia addirittura, lavorando anche in nero e, pur essendo assolutamente essenziali al corretto svolgimento di udienze e processi, veniamo retribuiti con una paga di circa 7 euro l'ora, che in realtà cela una paga a cottimo in base alle ore registrate o ai caratteri trascritti grazie all'applicazione del contratto nazionale di lavoro Multiservizi, che non è adeguato alle mansioni svolte, vista la nostra professionalità e le responsabilità che abbiamo".

E aggiunge: "A tale condizione di precarietà si è poi aggiunta l'indizione di un concorso, nel 2022, per l'assunzione di 1.500 data entry tramite i fondi del Pnrr, che ben potevano essere utilizzati per predisporre la nostra internalizzazione, visto che già svolgiamo tale attività da più di trent'anni, anziché indire un concorso per assumere personale non formato e non all'altezza, per poi licenziarn altro, i quali, oltre alle operazioni di digitalizzazione e informatizzazione degli atti processuali, hanno nelle loro mansioni contrattuali quelle di registrazione e trascrizione dei processi penali. Inoltre, a seguito dell'applicazione al nostro sistema processuale penale della riforma Cartabia, è stata prevista l'introduzione del sistema di videoregistrazione delle testimonianze in aula, servizio che fornisce, oltre all'audio-video registrazione, anche una bozza di trascrizione, che ad oggi ovviamente risulta essere svolto dal personale di cancelleria o, in alcuni casi, anche dagli stessi operatori data entry, pur non avendo la nostra professionalità e la nostra esperienza, maturata in tutti questi anni di servizio".

Il 19 gennaio scorso, in seguito allo sciopero proclamato da Cobas e Filcams, era stato chiesto al ministro della Giustizia Carlo Nordio un incontro per avviare un confronto, ma a più di un mese non è giunta alcuna risposta. "Riteniamo molto grave questo silenzio - afferma ancora la lavoratrice - e dopo tantissimi anni di precarietà e di mancato riconoscimento dell'altissima professionalità, con la quale assicuriamo l’efficace funzionamento della giustizia nel nostro Paese, crediamo di meritare maggiore considerazione e stabilità occupazionale". Dal 19 al 25 febbraio si sono tenuti sit in e presidi in tutta Italia, ma neanche questo ha portato a una risposta dal ministero. Secondo i sindacati ci potrebbero essere ripercussioni sui livelli salariali e occupazionali perché l'appalto scadrà il 30 giugno e non ci sono ancora notizie di un nuovo bando. Da qui la decisione di tornare a scioperare.

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