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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Lorena Quaranta, disposta la perizia psichiatrica per l'imputato: “Era terrorizzato dal Covid”

Secondo il perito di parte, il fidanzato della giovane agrigentina soffriva di delirio ipocondriaco e poi persecutorio. Si torna in aula il 20 ottobre per formulare i quesiti da sottoporre al professionista che sarà nominato nello stesso giorno

Sarà sottoposto a perizia psichiatrica, Antonio De Pace, il 28enne imputato per l’omicidio di Lorena Quaranta assassinata la notte del 31 marzo 2020 a Furci Siculo.

La Corte d’assise del Tribunale di Messina ha accolto infatti la richiesta ex articolo 207 del pubblico ministero, a seguito di perizia di parte depositata dalla difesa dell’imputato, rappresentata dai legali Bruno Ganino e Salvatore Silvestro.

Sempre su richiesta del pm sarà sentito anche il medico curante del giovane rinchiuso al carcere di Gazzi con l’accusa di avere ha tramortito e poi strangolato la fidanzata al termine di un litigio per futili motivi.

L’udienza è stata rinviata al 20 ottobre per la formulazione dei quesiti da sottoporre al perito che sarà nominato nello stesso giorno. Ad assistere la famiglia Quaranta l'avvocato Giuseppe Barba. Parte civile, i familiari della giovane e sette associazioni a tutela delle donne.

L’imputato ha assisto in videoconferenza dal carcere di Gazzi, non si è sottoposto all’esame mentre la difesa ha chiesto l’acquisizione dei verbali di interrogatorio.

Toccherà ora al perito del Tibunale valutare se l'imputato era capace di intendere e volere quando ha ucciso la fidanzata o se - come sostenuto dalla dottoressa Giusi Fanara - era in preda a un profondo malessere emozionale caratterizzato da ansia legata alla “paura di contrarre l’infezione”, un “delirio ipocondriaco” che ne ha compromesso la lucidità.

Una analisi, quella della dottoressa Fanara, che tiene conto della documentazione agli atti, del colloquio clinico-psicologico e della valutazione testologica a cui De Pace si è sottoposto relativamente all'omicidio della giovane agrigentina.

De Pace, infermiere, racconta che si recava al domicilio dei pazienti indossando il casco della moto (che usava per spostarsi da un domicilio all’altro) poiché l’iniziale malessere descritto come “paura/ansia” si stava trasformando in una fobia più profonda. “Quando tornava a casa, dove trovava la fidanzata Lorena -si legge nel documento -  disinfettava le maniglie delle porte, il cellulare e altri oggetti domestici con la candeggina al fine di igienizzare il più possibile l’ambiente e “arginare il contagio”.

La professionista ha documentato anche la preoccupazione di Pace per i genitori, temeva che potessero contagiarsi, e aveva cominciato a chiamare giornalmente sia la madre e che la sorella per sincerandosi sullo stato di salute in particolare della madre per la quale il periziando era particolarmente preoccupato per contagio coronavirus poiché vista come “paziente fragile”. Una preoccupazione che si è trasformata nel tempo anche in un delirio di persecuzione (“vedeva di continuo un furgone bianco con a bordo il padre/parenti di Lorena che volevano fargli del male…che lo volevano “fregare” e lui con l’auto si nascondeva”). Proprio alla vigilia dell'omicidio, uscendo di casa, avrebbe detto a Lorena di volersi suicidare tanto che la ragazza, preoccupata, lo aveva chiamato più volte, aveva raccontato ai familiari che Antonio “faceva discorsi strani ed era convinto che suo padre lo stava inseguendo con un furgone” e gli aveva mandato messaggi per farlo tornare a casa.

Senza di te muoio, torna a casa vita mia”,  “Ti amo più di me stessaaaaaa, mi fa male il cuore, vieni da me”, gli scriveva Lorena. Il giovane era rientrato a casa solo dopo essere stato contattato e rassicurato da un parente che nessuno voleva fargli del male. Lorena aveva anche scritto alla cognata: “In questo momento sembra un po' più tranquillo”… “speriamo bene”. Erano le 20.44.

Alle 6 Lorena Quaranta è già morta.

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