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Cronaca

Rifiuti, De Luca: "Emergenza voluta da Musumeci per arricchire i privati collusi con la criminalità"

La chiusura della Sicula Trasporti minaccia la regione. Il primo cittadino spiega l'andamento della gestione delle discariche negli ultimi 3 anni. "Colpa dei ritardi nella realizzazione dei centri di stoccaggio di Bellolampo". Intanto già la commissione di inchiesta all'Ars nel 2019 aveva previsto tutto

Una emergenza rifiuti annunciata per non aver realizzato nuove discariche prima che si saturassero quelle già presenti. Questa l'accusa che il sindaco Cateno De Luca ha scagliato contro il presidente della regione Nello Musumeci, nel corso della lunga diretta di giovedì sera, in cui ha presentato la disamina dei tre anni e mezzo di operato dell'ufficio regionale diretto da Salvo Cocina.

"Crocetta ha lasciato a novembre 2017 una disponibilità di 6 milioni di tonnellate, cioè una autonomia di quasi 4 anni - ha esordito - Realizzando poi le nuove opere messe a progetto la Regione non si sarebbe trovata adesso a rischiare di dover inviare i suoi rifiuti all'estero". 

All'apice del problema, secondo la genalogia di De Luca, ci sarebbe la mancata realizzazione della settima vasca della discarica di Bellolampo che smaltisce i rifiuti della città di Palermo, "dove non si fa la differenziata e la maggior parte dell'indifferenziato è stato accumulato in tutta la Sicilia e viene smaltito dalle società private Sicula Trasporti e Oikos", ha sottolineato De Luca che, dati alla mano, ha promosso la virtuosità del comune di Messina arrivata nel 2021 al 40% di raccolta differenziata, contrariamente a Catania che si ferma al 10% e al capoluogo della regione regredita al 15%. 

La vasca di Bellolampo

Fra i primi passi del governatore Musumeci dopo il suo insediamento, c'è stata la riscrittura del piano regionale della gestione rifiuti, e la richiesta dello stato di emergenza con la successiva nomina a commissario straordinario. Un potere che gli avrebbe consentito in tempi brevi di realizzare sei nuovi impianti che, fra Trapani, Palermo ed Enna, avrebbero continuato a garantire l'autonomia a tutta l'isola. Progetti rimasti fermi al palo e, pur avendo le autorizzazioni necessarie, mai realizzati. 

"Nell'ordinanza presentata al Ministero per le infrastrutture, inoltre, nessuna traccia dell'impianto di Pace e l'impianto di Mili", ha aggiunto il sindaco. L'appalto per Pace era stato definito per quanto concerne il trattamento meccanico biologico della spazzatura, mentre per Mili si sarebbe trattato di realizzare l'impianto per il compostaggio per l'umido con un risparmio del 40% sulla tassa comunale e la conseguente indipendenza della città dello Stretto dalle altre discariche.

"E Musumeci non può nemmeno incolpare la burocrazia, visto che una delle prime mosse è stato quello di nominare alla direzione del Dipartimento regionale per i rifiuti Salvo Cocina, un potente coperto dai potenti", ha attaccato ancora De Luca. Secondo il progetto del 2'018 si sarebbe trattato della realizzazione, oltre che della settima vasca di Bellolampo, anche di due vasche a Trapani, di un impianto di compostaggio a Casteltermini, a Castellana e a Pozzo Bollente. "Su sei opere per cui erano state stanziate anche le risorse, dati i poteri emergenziali conferiti a Musumeci, ne è stata realizzata soltanto una", ha aggiunto De Luca. Cioè quella di Pozzo Bollente. La conseguenza? Il black out e l'orlo dell'emergenza.

"Tutto questo perché i privati hanno continuato a incassare soldi - ha spiegato ancora De Luca - E per questo l'attuale emergenza è stata architettata".

Il turismo dei rifiuti 

A ribadire il vero e proprio turismo dei rifiuti Salvo Puccio, che ha lavorato insieme a Giuseppe Lupo, sotto il governo Crocetta, proprio per la realizzazione di alcune vasche della discarica di Bellolampo. "Milazzo nel 2020 andava da un privato di Alcamo per trattare i rifiuti che poi tornavano o a Enna o a Catania per essere smaltiti", spiega a esempio Puccio. 

A Messina intanto smaltire l'umido procura un danno di 4 milioni l'anno perché mancano gli impianti che lo possano trattare a parte. "E quindi la maggior parte di questo finisce nell'indifferenziato", aggiunge ancora Puccio. Dopo il 30 aprile, data in cui Lentini, che attualmente serve lo smaltimento dei rifiuti della Sicilia Orientale, chiuderà i battenti, il rischio è che la spazzatura verrà esportata all'estero.

"Se Musumeci avesse realizzato i sei impianti programmati nell'ordinanza le cose sarebbero diverse. Lentini non è una discarica pubblica, per questo viene agevolata la gestione presso i privati piuttosto che intervenire con le proprie risorse", aggiunge De Luca. 

La relazione all'Ars 

A interessarsi nell'aprile del 2020 della questione anche una commissione di inchiesta all'Ars. In una relazione, presa in esame durante la diretta del sindaco, viene sottolineato il nesso fra la saturazione delle discariche avviate fino al 2017, e la mancata realizzazione della vasca di Bellolampo che avrebbe smaltito i rifiuti di Palermo, alleggerendo la pressione siciliana sugli altri impianti. 

Il risultato? Un volume di affari di 72 milioni di euro che la regione sborsa per spostare la spazzatura dal capoluogo siciliano alle discariche private. Utilizzate spesso oltre la capienza prevista grazie a deroghe che ne consentono l'ampliamento del 30% in più. A essere coinvolti nel turismo del rifiuto anche la ditta Oikos ed Ecoambiente srl. La prima già preda della criminalità organizzata. 

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