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Cronaca

Qualità della vita: a Messina si ruba di più, non si studia e ci si ammala di covid

Secondo la classifica del Sole 24 Ore la città dello Stretto è 91esima su 107. Un dato incoraggiante rispetto a quello dello scorso anno, ma che lascia la città sempre agli ultimi posti. Prima città della Sicilia negli investimenti europei per ambiente e prevenzione dei rischi

Contagi, decessi, relazioni sociali sospese, piazze vuote, negozi chiusi, attività cessate. Il 2020 verrà ricordato per sempre come l'anno in cui le vite di tutti sono cambiate radicalmente nelle abitudini, nelle priorità economiche e nella quotidianità. Lo specchietto delle conseguenze del coronavirus su tutti i settori della società lo pubblica oggi il Sole 24 Ore che ha stilato la classifica della qualità della vita per tutte le 107 province d'Italia. Una graduatoria a cui immancabilmente si è aggiunta la sezione "covid" e che piazza la città di Messina al decimo posto fra le province dove si sono registrati maggiori casi di covid ogni mille abitanti. 

La classifica del Sole 24 Ore 

Servizi e immobili

Se la città dello Stretto acquista ben nove posizioni rispetto allo scorso anno, piazzandosi al 91esimo posto nella classifica generale, le macroaree tenute in considerazione dal Sole 24 Ore non premiano comunque la città che resta sempre agli ultimi posti. Per la ricchiezza e i consumi Messina si posiziona 82esima, e per l'ambiente e i servizi offerti alla cittadinanza 89esima. Non si comprano nemmeno i beni di prima necessità in una città che arriva al 99esimo posto. E con un reddito pro capite che non supera i 15 mila euro l'anno non si contraggono nemmeno mutui: Messina al 91esimo posto per l'acquisto di immobili nel 2020. Il prezzo delle case, del resto, è elevato.1800 euro al metro quadro la richiesta immobiliare che fa schizzare la città al 46esimo posto rispetto al resto d'Italia. Spesa, questa, insostenibile, se si pensa che per tasso di occupazione Messina è al 100esimo posto su 107. E nemmeno i pensionati se la passano meglio. Perché a Messina le pensioni medie sono di 1031 euro al mese, così la città dello Stretto è 79esima in Italia per importi erogati dall'Inps. 

Disoccupazione e criminalità 

Il riflesso della povertà e della disoccupazione diventa ancor più palpabile e preoccupante nel numero di furti e violenze denunciate durante il 2020. Messina è al 19esimo posto per denunce di furti ogni 100mila abitanti, la maggior parte dei quali negli esercizi commerciali (qui la città sale addirittura al 14esimo posto). Con un livello di giustizia e sicurezza che retrocedono Messina al 76esimo posto, e in indice di criminalità che la fa schizzare al 31esimo posto, anche il riciclaggio di denaro fa galoppare la città collocandola al 25esimo posto. E per Messina non è rosea nemmeno la situazione delle violenze sessuali, per cui si è posizionata al 37esimo posto. E le cause in tribunale? Beh, Messina è addirittura terzultima per la percentuale di cause pendenti ultratriennali. 

Resta elevato il numero di attività cessate durante l'anno. Messina arriva 7ima, ma si aggiudica un 17esimo posto per il numero di nuove aziende giovanili inaugurate. E se la città è arrivata prima in Sicilia per gli investimenti europei su ambiente e prevenzione dei rischi, tuttavia resta bassissimo il numero di giovani totalmente inoccupati. Messina è al 105esimo posto, cioè penultima, per numero di ragazzi che non studiano e che non lavorano. 

L'andamento generale

La classifica generale premia Bologna, al primo posto, che guadagna ben 13 posizioni e traina un po’ tutte le province dell’Emilia Romagna. Ben cinque su nove si incontrano tra le prime venti: oltre al capoluogo, Parma (8ª), Forlì Cesena (14ª), Modena (15ª) e Reggio Emilia (17ª). In particolare, Bologna è prima in livello di Ricchezza e Consumi, quarta in Affari e Lavoro, seconda in Ambiente e Servizi, terza in Cultura e Tempo Libero. Di contro non brilla per Sicurezza e gestione della giustizia (106ª): è nella parte bassa della graduatoria nazionale per denunce di furti, estorsioni, frodi, violenze sessuali, comune denominatore di molte città universitarie con un’alta presenza di fuorisede.

La crisi penalizza le aree metropolitane più turistiche, come Venezia (33ª, in calo di 24 posizioni), Roma (32ª, -14), Firenze (27ª, -12) oppure Napoli (92ª, -11). E della mancanza di turisti risentono anche le località di mare: peggiorano le province di Puglia e Sardegna (fatta eccezione per Cagliari e Foggia), Rimini (36ª, perde 19 posizioni rispetto allo scorso anno), Salerno, Siracusa e Ragusa. In controtendenza solo la Liguria, tutta in miglioramento, dove addirittura Genova (19ª) celebra con una buona performance la riapertura del viadotto sul Polcevera dopo il crollo del ponte Morandi recuperando 26 posizioni. A registrare “scatti di crescita”, piazzandosi nella top ten, sono anche altre province di medie dimensioni come Verona (4ª, +3 posizioni), Udine (6ª, +10 che ottiene la sua migliore performance in Giustizia e sicurezza) e Cagliari (9ª, +11, regina della categoria Demografia e salute).

I bilanci post pandemia sono ancora prematuri. Ma per il momento, pur colpendo soprattutto i territori che tradizionalmente occupano la parte più alta della graduatoria, non è riuscito a trascinarli sul fondo. Il Sud, infatti, resta fermo nella parte bassa della classifica, con i sui problemi di sempre. Le aree metropolitane del Mezzogiorno guadagnano posizioni al capitolo Demografia e salute, proprio perché il virus ha picchiato più duro altrove, ma restano sul fondo nelle altre categorie dove pesano i divari strutturali ereditati dal passato. Questo anno chiude la classifica Crotone, preceduta da Caltanissetta, ultima lo scorso anno.

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