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Cronaca

Concessioni balneari, dal 2024 via alle gare. Morabito: “Messina è la fotografia dell’ingiustizia”

Il coordinatore di Fiba Confesercenti sugli scenari che coinvolgono circa 3 mila i tratti di costa da assegnare: “Vincerà il capitale, addio a competenza maturata, professionalità e storia”. La spiaggia più ambita quella di Taormina

“Messina fotografa pienamente l’ingiustizia di questa manovra”. A dirlo è Santino Morabito, coordinatore di Fiba Confesercenti, l’associazione che segue i gestori dei lidi. 

Dal 2024 anche a Messina le concessioni balneari, come del resto quelle dell’intero Paese, dovranno essere affidate tramite gare pubbliche. Così anche la riviera Nord, il Pilone o le spiagge della provincia, saranno oggetto di un bando e gli attuali gestori dovranno misurarsi con le altre offerte che arriveranno. La Sicilia, infatti, si allineerà a quanto stabilito dagli emendamenti al ddl Concorrenza che introducono la riforma delle concessioni balneari a cui il Cdm di ieri ha dato il via libera. Il governo ha preso atto di una recente sentenza del Consiglio di Stato, arrivata a distanza di oltre 15 anni da quando nel 2006 la Commissione europea con la direttiva Bolkenstein impose agli Stati membri di mettere a gara le concessioni pubbliche anziché assegnarle senza un termine.

"C'eravamo già adeguati a quanto stabilito a livello nazionale nella legge di stabilità 2018 dall’allora ministro Centinaio con le estensioni fino al 2033. E lo stesso si farà adesso. La Sicilia è sì una Regione a statuto speciale ma io non conosco un dirigente regionale che firmi una concessione balneare che non si adegui alle norme nazionali", chiarisce Toto Cordaro, assessore regionale al Territorio e Ambiente. Detto questo, secondo Cordaro "il provvedimento adottato da Roma ci appare iniquo"  perché "seppure sia condivisibile la bontà del principio dell’evidenza pubblica, non si tiene conto della storia e degli investimenti fatti dagli attuali concessionari, né del percorso di qualità che in Sicilia avevamo intrapreso, ad esempio, con il rinnovo delle certificazioni antimafia e con l’incasso di tutti i canoni che hanno generato un introito di ben 15 milioni di euro per la Regione siciliana".

In più, "ci dovranno spiegare - aggiunge l’assessore - come in Sicilia, dove ci sono circa 3 mila concessioni, si riusciranno a fare 3 mila gare a evidenza pubblica entro i termini previsti". Insomma, il rischio caos per l’assegnazione delle coste è più che concreto. Anche perché gli avvisi dovranno essere pubblicati almeno 12 mesi prima della scadenza delle concessioni attuali e, quindi, entro il 31 dicembre 2022.

“Questa – sottolinea Morabito – è una manovra per garantire ad alcuni capitali stranieri di mettere le mani sulle spiagge italiane. Ma certamente non su tutte, su quelle che fatturano milioni di euro”. Su 30mila stabilimenti balneari in Italia, “circa duecento sono quelli che hanno quel giro – continua – riviera romagnola, Toscana, Capri e Sardegna sono quelle che fanno gola e che hanno già mosso i fondi stranieri del Qatar piuttosto che quelli di RedBull”. 

E Messina? “Facciamo storia a parte. Qui ci sono una trentina di concessioni, non in mano ad aziende di capitali. Gli stabilimenti balneari messinesi hanno un nome e un cognome, hanno un volto, nel 90% dei casi è un’attività modoreddituale ed è l’unica fonte di reddito. Non siamo a Miami, ci conosciamo tutti e non ci può essere attività di speculazione. Ma questa situazione mette a rischio le attività perché dipende anche come sarà il bando ad evidenza pubblica, che tipo di requisiti saranno inseriti, se ci sarà solo quello economico. In questo caso chi avrà capitali da investire li farà valere. E addio a competenza maturata, professionalità e storia”.

La riviera nord e la spiaggia del Pilone possono fare gola a questi fondi? “Non ci sono i fatturati che cercano. Qui, se va bene, si fattura 250mila euro a stagione. E alla Punta anche lo sfruttamento è limitato perché all’interno di un’area di preriserva, ci sono limitazioni e norme che regolano tutto. Non si possono fare i megastabilimenti”.

Però in provincia possiamo pensare a Taormina. “Ci sono capitali stranieri arabi, russi, americani che da anni cercano di entrare nel business delle spiagge italiane perché per alcune ristrette aree del Paese è molto remunerativo. Si, Taormina e Mondello sono le uniche spiagge siciliane che potrebbero richiamare questi grandi fondi di capitali. Basti pensare all’investimento che Bill Gates e FourSeason avrebbe fatto a Taormina. Un tempo 7 ombrelloni su 10 che si aprivano in Europa si trovavano in Italia. Ora siamo scesi a 4 su 10. Spagna, Portogallo e Croazia si sono adeguate ma hanno rinnovato le concessioni demaniali per 70 o 45 anni e possono essere trasferite per successione. Hanno difeso l’asset. Perché in Italia si apre procedura d’infrazione e altrove no?”

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