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Economia

Bar e ristoranti chiusi, Confcommercio verso la protesta: "Chiediamo aiuti concreti"

Il presidente Carmelo Picciotto è in questura per l'organizzazione di una manifestazione di dissenso contro il provvedimento del Consiglio dei Ministri dettato dall'emergenza coronavirus

Carmelo Picciotto, responsabile della Confcommercio, si trova in questura. Sta chiedendo l'autorizzazione per l'organizzazione di manifestazioni di protesta contro l'ultimo Dpcm della presidenza del Consiglio dei Ministri che da domani vieta a bar e ristoranti di restare aperti. La Sicilia infatti per l'emergenza coronavirus è stata dichiarata zona Arancione. 
"Sono sospese - si legge nel provvedimento - le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo". Resta "salvo" però il domicilio mentre si potrà comprare cibo da asporto fino alle 22 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. "Restano comunque aperti - chiarisce il Dpcm - gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro".

Sicilia arancione, cosa chiude e cosa no

"Si è scelto di penalizzare una categoria - ha detto Picciotto - vorrei capire quali sono le differenze tra la Sicilia arancione e altre regioni dichiarate gialle? Credo che chi sia comportato con un certo stile con il governo sia stato colpito più di altri".

"Con questo decreto, la Sicilia affonda”: è quanto afferma Confcommercio Sicilia evidenziando che il contraccolpo subito rischia di essere letale. "E’ una scelta devastante - si legge - tutti i piccolissimi passi in avanti compiuti durante i mesi estivi, per riprendersi dal lockdown di marzo, aprile e maggio, non sono serviti a niente. Si precipita di nuovo in un limbo di incertezze da cui nessuno sembra, in questo momento, in grado di risollevare il comparto. Ieri sera, in videochiamata, i presidenti provinciali di Confcommercio Sicilia hanno convenuto sulla necessità di reagire immediatamente rispetto alla scelta imposta dal Governo nazionale sulla base di dichiarate valutazioni di ordine sanitario. “Una situazione davvero complessa e preoccupante” è stato spiegato dai vertici siciliani di Confcommercio con in testa il presidente regionale vicario, Gianluca Manenti, “e, per questo motivo, già oggi stesso chiederemo di essere ricevuti dal governatore Musumeci affinché si verifichino i dati sanitari, si valutino se le comparazioni fatte possano essere ritenute fondate e si attivi un percorso destinato a chiedere immediatamente al presidente Conte di rivedere la nostra condizione, facendo sì che da zona arancione si passi a zona gialla. Sappiamo che è un percorso tutto in salita. Ma non ce ne staremo con le mani in mano. Non certo a fronte di quella che si annuncia la chiusura definitiva per centinaia di imprese che non riusciranno più a riprendersi da un simile colpo che devasta ulteriormente l’economia siciliana. Dobbiamo fare qualcosa ora, subito. La preoccupazione è grande e batteremo con forza, se necessario, i pugni sul tavolo perché non ci stiamo a questa classificazione.

Chiediamo che tutto possa essere ridiscusso per salvare un’economia già compromessa e che, così continuando, non si potrà più risanare. Chiediamo al presidente Musumeci di essere al nostro fianco in questa battaglia di legalità e democrazia, dimostrando subito che il Governo ha commesso un errore o provvedendo con urgenza a recuperare ritardi e carenze di questi mesi. Pretendiamo dal Governo nazionale la massima chiarezza e trasparenza. Sin d’ora annunciamo che, in caso di mancate immediate risposte, presenteremo una richiesta di accesso agli atti, anche al fine di valutare eventuali azioni giudiziarie volte all’annullamento dei percorsi amministrativi che hanno comportato questa inattesa e, allo stato, inspiegabile chiusura, anche in confronto ai dati di altre regioni, definite zone gialle con situazioni di contagi e di ricoveri peggiori della Sicilia. Contestualmente chiederemo - proseguono i presidenti delle Confcommercio siciliane - anche al Governo regionale la massima chiarezza al fine di potere conoscere in dettaglio le azioni predisposte in questi ultimi mesi in Sicilia per adeguare il nostro livello di assistenza sanitaria all’arrivo dell’attuale seconda ondata dell’epidemia. Appureremo, insomma, se e quali responsabilità ci sono da entrambe le parti. Inutile dire, poi, che sono necessari sostegni economici immediati, ristori urgenti. Ma, purtroppo, l’esperienza di marzo non ci induce ad essere ottimisti. A oggi, infatti, ci sono molti operatori che non hanno ricevuto nulla e comunque gli indennizzi non saranno mai adeguati a risarcire del danno economico provocato alle singole aziende. Nemmeno un euro al momento dalla Regione Sicilia. Ci vuole una grossa mano d’aiuto, sostanziale e rapida. Tutto il resto sono solo parole. Di cui, sinceramente, abbiamo abbastanza. Adesso, sono necessari i fatti. Immediati”.

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