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Compagnie di Navigazione, i dati in chiaroscuro di Caronte: è fra le più indebitate, ma paga più tasse

Uno studio della società di revisione Leanus prende in esame i bilanci del 2018. La riduzione delle corse indebolisce ancora di più le aziende. L'appello al governo delle associazioni di categoria, Assarmatori e Confitarma

Tra le compagnie italiane di traghettamento quella che versa più tasse allo Stato è la Caronte& Tourist di Messina, che paga 8, 9 milioni di euro. Ma la radiografia che emerge da uno studio sul comparto del traghettamento in Italia della Leanus, una società specializzata nell’analisi dei bilanci aziendali, mostra un andamento in chiaroscuro tra le varie compagnie iscritte al codice Ateco 501, che produce ricavi per complessivi 6,01 miliardi di euro, sostenendo costi operativi per 3, 77 miliardi. Da questo dato va però accantonata la società Costa Crociere, il colosso dei mari che da sola pesa per 3,8 miliardi. Il comparto traghetti quindi, depurato da questo dato, fattura in Italia 2,2 miliardi di euro.

 Ma quali sono le aziende che brillano per bilanci e utili? Nei bilanci del 2018, presi in esame dalla società di revisione contabile, a regalare maggiore soddisfazione ai soci è la Caronte & Tourist che liquida un utile di 28,3 milioni di euro, rispetto ai 18 della Cartour, ai 7,6 della Adria Libera del Golfo e ai 4,2 milioni della Alilauro Gruson e ai 4 milioni del Forship.

Il dato peggiore lo presenta Moby, la compagnia di Vincenzo Onorato che perde 63 milioni, cui segue, la Cin, dello stesso gruppo, che perde 23 milioni. Ma non stanno in buona salute neanche alcune controllare del Gruppo Caronte & Tourist, come la Isole Minori, che perde 2,9 milioni e la Traghetti delle Isole, l’ultima acquisizione che presenta perdite per 1,9 milioni, già al centro di una indagine della Procura di Messina, non solo per la violazione delle norme di sicurezza, ma anche per essersi aggiudicata un gara regionale per le Isole Egadi con un singolare ribasso del 60%.

La classifica dell’indebitamento è guidata da Moby, con 943 milioni, seguita da Grandi Navi Veloci, 371 milioni e Cin, 361 milioni. Il Gruppo Caronte & Tourist presenta però, rispetto agli indici di bilancio, un indebitamento di ben 187 milioni che porta la società di revisione a includere tra le compagnie a rischio di tenuta “economico-patrimoniale”, oltre che la Caremar, anche la Caronte & Tourist Isole Minori e la stessa casa madre, Caronte & Tourist, seguita dalla LIberty Lines, ora in amministrazione giudiziaria.

I ricavi dal trasporto passeggeri sono inversamente proporzionali: Moby registra ricavi per 584 milioni, Grandi Navi Veloci, 358 milioni, Cin, compagnia italiana di navigazione, 271 milioni, Forship-Corsica Ferriers 163 milioni, Caronte & Tourist, 154 milioni.

Le associazioni di categoria, Assarmatori e Confitarma, si sono appellati al Governo per lanciare un grido di allarme: la riduzione delle corse ha aggravato la posizione delle aziende verso il sistema bancario, riducendone la liquidità, al punto che l’armatore Emanuele Grimaldi che “gli aiuti siano equi e non alterino la concorrenza”. Nei bilanci, una corposa voce, è infatti rappresentata dai contributi di Stato, che, nel caso di Caronte & Tourist, prevedono cifre significative anche di sgravi fiscali per il contratto di servizio decennale, rilevato della avvenuta acquisizione della ex Siremar, a seguito di una sentenza del consiglio di Stato.

Una posizione divenuta monopolistica nei trasporti marittimi, oltre che dello Stretto, verso le isole minori della Sicilia, sovvenzionata dalla Regione, che certo non teme la concorrenza delle Ferrovie dello Stato, che presentano un pesante rosso  alla voce traghettamento nello Stretto, nonostante le quote di mercato coperte siano marginali.

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