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Ex Province, prima notte chiuso e senza cibo per il sindaco mentre all'Ars si rinvia

Il primo cittadino resta barricato in ufficio per le mancate risorse aggiuntive statali. All'assemblea regionale la maggioranza ritira l'emendamento che rinviava il voto al 2020 delle Città Metropolitane. I commenti

Prima notte a Palazzo dei Leoni del sindaco Cateno De Luca. Barricato nell'ufficio di presidenza e senza cibo il primo cittadino è al secondo giorno di protesta contro Stato e Regione per l'accordo che destina risorse non esaustive per salvare dal fallimento le Città Metropolitane. Messina ha bloccato progetti e opere per 40 milioni. In Commissione Bilancio della Camera dei Deputati è previsto lo stanziamento di 140 milioni sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) a fronte dei 350 milioni necessari ad evitare il dissesto finanziario delle ex Province siciliane.

I deputati forzisti Nino Germanà e Matilde Siracusano si sono schierati apertamente con De Luca che da lunedì intende chiudere per tutti gli uffici di Corso Cavour.

“Mentre noi discutiamo quando far votare le province, nessuno si preoccupa del reale rischio di fallimento delle stesse a causa dell’assenza di risorse finanziarie. Il Governo regionale ha il dovere di fare di più e meglio per salvare le province dal collasso definitivo. L’assessore Armao insieme al presidente Musumeci non possono firmare l’accordo Stato-Regione così come è stato formulato, ben diverso da quello annunciato con toni trionfalistici qualche giorno fa, perché questo accordo sostanzialmente non serve a nulla" - dichiara Danilo Lo Giudice, deputato del Gruppo Misto e delfino di De Luca. Il sindaco ha richiesto le dimissioni di Armao.

"Dichiarare il dissesto è, tra le soluzioni, quella più inadeguata e compromettente per i destini dei lavoratori e dei servizi erogati dall’Ente": a prendere posizione il responsabile delle Funzioni Locali della Cisl Calogero Emanuele e il segretario aziendale Giovanni Coledi che ricordano come "Sia in fase di approvazione la conversione in legge del Decreto sblocca cantieri e del Decreto Crescita che contiene l'emendamento "Salva Province", che scaturisce dall'accordo Stato - Regione e prevede un finanziamento iniziale di almeno 150 milioni di euro, si ritiene che la soluzione definitiva, che consenta di sbloccare una volta per tutte la situazione finanziaria dell'Ente, possa essere completata con un ulteriore passaggio normativo-finanziario, da definirsi a settembre in sede di predisposizione della Legge di stabilità per l'anno 2020".

La Fp Cgil è dura con De Luca: "Pur condividendo la necessità di individuare interventi forti per salvare il futuro dell’ex- Provincia, disconosce e condanna l’azione di protesta messa in atto da De Luca «che ha solo ed esclusivamente il sapore di uno scontro politico, ancora una volta ci troviamo a condannare le azioni scomposte ed inutili messe in atto dal sindaco  De Luca tra i corridoi della Città Metropolitana e riteniamo estremamente grave, da parte dello stesso De Luca, la dichiarazione di avvio delle procedure di dissesto dell’ente, perché ciò significherebbe avere deciso di non fare nulla per difenderne il futuro".

All'Assemblea regionale la maggioranza ritira l'emendamento per il rinvio al 2020 del voto alle ex Province. “Un osceno teatrino, con fughe in avanti e penose marce indietro di cui i siciliani avrebbero fatto volentieri a meno. Alla fine l’emendamento della maggioranza, che sanciva lo slittamento delle  elezioni degli organi delle ex Province alla primavera del 2020, è stato ritirato dal governo, come auspicato dal M5S. L’esecutivo, non fidandosi della sua maggioranza, ha preferito non rischiare una nuova figuraccia in aula" - afferma il capogruppo del M5S all’Ars Francesco Cappello.

“Il voto dell’emendamento – prosegue Cappello – sarebbe stato un oltraggio al regolamento, anche se la cosa non ci avrebbe meravigliato più di tanto, visto che in questa legislatura l’applicazione quantomeno allegra di questo è stata frequente. Resta comunque – conclude Cappello - l’immagine plastica di una maggioranza inesistente e rissosa, pronta a sgambettare in qualsiasi momento il governo e la Sicilia per curare i propri interessi di bottega, magari per conquistare qualche strapuntino in giunta dopo i nuovi equilibri venuti fuori dalle elezioni Europee”.

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