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Martedì, 30 Aprile 2024
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Raustìna: una storia “d’amuri, sangu e duluri du Strittu i Missina” tra miti e leggende

L'avvincente nuovo romanzo in salsa messinese firmato Cesare Giorgianni

La storia d'amore tra  miti e  leggende che circondano lo Stretto di Messina  prende vita in Raustina il nuovo romanzo di  Cesare Giorgianni  per “I racconti dello Stretto”.

Si tratta della quinta pubblicazione del giornalista messinese per Armando Siciliano Editore e, così come le precedenti, anche quest’ultima è un’opera in “salsa messinese”. Un genere nuovo, però, questo per l’autore, che per la prima volta affronta la narrazione di una vicenda destinata a toccare il cuore del lettore attraverso sentimenti espressi da passioni travolgenti e tormenti d’amore, felicità e dolore. Il tutto ambientato in quella splendida cornice naturale costituita da Capo Peloro, dai Laghi di Faro e Ganzirri e dai villaggi di Torre Faro e Faro Superiore.

Un romanzo “d’amuri, sangu e duluri dû Strittu ‘i Missina”, come si legge nell’introduzione, che Cesare Giorgianni ha voluto scrivere intercalando, e quindi fondendo al testo, riferimenti di storia locale, mitologia, leggenda, letteratura, arte, tradizioni popolari, antichi gesti e ancestrali riti marinari, musica e poesia. Corsivati, questi, abilmente connessi ai suggestivi luoghi attraverso i quali si sviluppa la trama. Ingredienti, insomma, che fanno di “Raustina” un testo interessante anche sotto altre sfaccettature.

Al centro del racconto, il cui fulcro è rappresentato dall’impareggiabile scenario dello Stretto di Messina con i suoi nitidi colori, c’è quindi un giovane, Pippo, cresciuto sulla sponda farota e divenuto nel tempo uno dei più abili “lanzaturi” (fiocinatori) dell’azzurra striscia di mare in cui si “baciano” Jonio e Tirreno. Tra Scilla e Cariddi. Ma al suo fisico un tempo muscoloso, “scolpito” da acqua, sole e vento durante gli anni trascorsi a bordo della sua feluca, si contrappone nel romanzo quello ormai divenuto di un 85enne, che vive di ricordi e passioni forti: la mitica caccia al pescespada, qui descritta in ogni particolare, e una donna. Amata, ma non sua.    

Il soprannome, “Raustìna” (‘a ‘nciuria) gli era stato affibbiato fin da ragazzo, quando, aitante pescatore ancora alle prime armi, al ritorno da ogni battuta di caccia al pescespada, non esitava a mangiare, con una certa voracità, tutto quanto trovava in tavola, amorevolmente preparato dalle sapienti mani della mamma: andava matto per la sua caponatina di melanzane, la peperonata con le patate e la “ghiotta” di pescespada o di pescestocco. Un’autentica raustina (particolare rete per la pesca a strascico), visto che qualche ora dopo, pranzo o cena che fosse, magari in compagnia di altri “figghiulazzi”, non disdegnava certo di accomodarsi al bar del villaggio marinaro per un altro sostanzioso dopo-pasto.

Raustina, in questo romanzo ricco di emozioni, si identificherà con quel pescespada che aveva “cacciato” per tutta la vita nelle limpide acque dello Stretto di Messina e che, ferito nell’animo, cercherà sino alla fine di rimanere al fianco della sua compagna. Senza riuscirci. A corredo del testo sono state inserite delle “Note storiche” i cui contenuti non risultano facilmente reperibili. Si tratta di due scritti degli studiosi messinesi di Storia Patria, Giuseppe Grosso Cacopardo (1789-1858) e Gaetano La Corte Cailler (1874-1933), di una trascrizione dall’originale di un documento dell’Archivio Provinciale di Stato di Messina del 20 settembre 1856 relativo alle proprietà del Lago Piccolo e di un passaggio estratto dalla Guida storico-artistica di Messina del 1902. Anche “Raustina”, come i romanzi precedenti, è inoltre arricchito dalla riproduzione di stampe antiche e soprattutto da ormai introvabili cartoline d’epoca appartenenti alla collezione privata dell’autore.

Cesare Giorgianni ha già pubblicato quattro romanzi con Armando Siciliano Editore: “Baracche e schiavitù nell’Europa del XX secolo” (2015) per ricordare la storia del papà Alfredo prigioniero in un campo di concentramento nazista durante la Seconda Guerra Mondiale; quindi “Morte a Taormina” (2016), “Il rifugio della morte” (2019) e “La coppola di velluto nero” (2021), con quest’ultimo che chiude una trilogia in “salsa messinese” e dedicato ai giornalisti siciliani assassinati dalla mafia. Una trilogia le cui trame passano, di romanzo in romanzo, attraverso argomenti scottanti che toccano la violenza sulle donne e l’usura, la corruzione e infine la criminalità organizzata ad alti livelli che sta alla base del potere politico-mafioso.

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