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Cronaca Gaggi

Caso D'Agostino, l'Ordine dei giornalisti: "Non ci sono gli estremi per richiedere il diritto all'oblio"

L'intervento del presidente dell'ordine veneto dopo la richiesta di cancellare dai giornali la storia del 15enne messinese morto folgorato nel 2016. Ad avanzarla l'avvocato della società Gemmo spa finita al centro di una caso di omicidio colposo il cui processo peraltro è ancora in corso

Il caso Gemmo-D'Agostino deflagra sui media. Ne parla Vicenzatoday.it che sull'argomento dà conto della netta presa di posizione del presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto Nicola Gargano dopo la richiesta della società berica di cancellare dai giornali la vicenda di Salvatore D'Agostino, il 15enne morto folgorato nel 2016 a Gaggi. Ha destato scalpore, specie sui social network, la pretesa avanzata da Sveva Antonini, legale bolognese del colosso dell'impiantistica. L'avvocato felsineo infatti per conto della ditta nelle scorse settimane, richiamando la disciplina sul «diritto all'oblio. Ma il processo per omicidio colposo è ancora in corso.

Interpellato per l'appunto ieri da Vicenzatoday.it Nicola Gargano, presidente dell'Odg veneto, ha commentato la novità in relazione al tema della tutela della libertà di stampa. La domanda dei legali finalizzata ad oscurare (in subordine rimuovendone la indicizzazione dal web) gli articoli sulla Gemmo pubblicati su internet, era infatti andata a segno non solo presso una delle più importanti agenzia di stampa del Belpaese: ma a dare seguito alla richiesta così invisa alla famiglia è stato anche uno dei più diffusi quotidiani delle Venezie. «La questione - commenta il presidente - non è di nostra diretta competenza e quindi non possiamo intervenire sul caso concreto. Quello che possiamo dire è che la regola generale prevede che qualora sussista ancora l'attualità della notizia, e quindi un suo interesse pubblico, non ci sono gli estremi, nonostante il tempo trascorso, per richiedere il diritto all'oblio».

UN TEMA DIBATTUTO
Si tratta di parole precise che, specie sui social media ma anche tra i cronisti, hanno fatto da contorno ad una polemica già in atto da tempo, attorno alla disciplina del diritto all'oblio: la quale sia in settori dell'opinione pubblica sia in molti settori del mondo dell'informazione viene considerata una disciplina punitiva nei confronti della libertà di stampa, della libertà di cronaca e di quella di critica, soprattutto perché la sua formulazione lascerebbe troppi margini interpretativi alla magistratura che deve applicarla.

LA DISCIPLINA
La disciplina infatti trae il suo fondamento, tra le altre, da un pronunciamento della Corte di giustizia europea, da un regolamento Ue e da un regolamento del Garante italiano della privacy. Si tratta però di pronunciamenti che non di rado vengono maneggiati in maniera ultronea da parte di non pochi avvocati che in modo più o meno surrettizio cercano di usare tali nozioni semplicemente per dare una ripulita alla  reputazione dei loro assistiti rispetto a notizie imbarazzanti pur quando mancano i presupposti. Il che spesso e volentieri ha scatenato la reazione veemente dei giornalisti più attenti al problema, anche in considerazione del fatto che quello della cosiddetta reputazione digitale è divenuto un vero e proprio business per esperti informatici e legali.

Ad ogni modo la vicenda penale, il processo è solo all'inizio, è tuttòra nel vivo. La prossima udienza è in calendario al tribunale di Messina il 23 novembre. In questo contesto non è ancora chiaro quale sarà la posizione assunta dagli imputati che due giorni fa, alla richiesta di un commento da parte di chi scrive, non avevano risposto. A non aver risposto era stato anche l'avvocato Antonini, il legale che per l'appunto aveva dato corpo alla richiesta dei propri patrocinati. Allo stato attuale non è chiaro se l'iniziativa del team legale ingaggiato da Gemmo abbia o meno scatenato la reazione di qualche testata bersaglio della richiesta. La quale testata avrebbe peraltro il diritto di segnalare l'accaduto all'ordine degli avvocati di Bologna e finanche alla magistratura penale.

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