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Cronaca

Controlli per i collegamenti sullo Stretto, assunti venti nuovi medici

La misura è stata voluta dalla Regione nell'ambito di un potenziamento delle azioni di contenimento dell'epidemia. Firmato il contratto con il Policlinico. E sugli sbarchi dei migranti Musumeci chiede a Conte l'impiego di una nave per la quarantena

Venti nuovi medici sono stati assunti dal coordinamento dell'Unità di crisi per l'emergenza sanitaria per l'area metropolitana di Messina, al fine di implementare ulteriormente i controlli agli sbarchi dei mezzi pubblici e privati che effettuano collegamenti sullo Stretto.

La misura è stata voluta dalla Regione siciliana nell'ambito di un potenziamento delle azioni di contenimento dell'epidemia. I nuovi medici hanno firmato il contratto presso gli uffici dell'Azienda ospedaliera Policlinico di Messina. L'incarico, della durata di 6 mesi, è prorogabile in funzione della situazione legata alla pandemia.

Hanno quindi incontrato Giuseppe Laganga, coordinatore dell'Unità di crisi, e immediatamente preso servizio. In particolare, i nuovi medici si aggiungono al personale impegnato nello screening dei passeggeri che arrivano in Sicilia.

E, a proposito di sbarchi, oltre quelli in arrivo nello Stretto, ilpresidente della Regione teme anche per quelli autonomi dei migranti. Musumeci ha chiesto al governo nazionale di intervenire con tempestività per evitare che la incontrollata gestione possa determinare tra la popolazione dell'Isola l'acuirsi di un clima di tensione già abbastanza alto.

Musumeci, evidenzia in una nota al capo del Governo Giuseppe Conte come «gli hot spot di Lampedusa e Pozzallo e la struttura di Porto Empedocle appaiano chiaramente insufficienti ad assorbire la nuova ondata di arrivi, dando vita, peraltro, ad una promiscuità - sul piano sanitario - assai pericolosa per gli stessi ospiti e per gli operatori». Nel sollecitare comunque «il totale e rigoroso isolamento degli hot spot dal resto del territorio», il governatore siciliano chiede al premier «l'impiego di una idonea nave ormeggiata in rada in cui trattenere i migranti per la necessaria quarantena, prima di essere ricollocati nei Paesi membri dell'Ue, assicurando in ogni caso la piena collaborazione del sistema sanitario regionale».

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