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Cronaca

Vaccino Day, la rabbia dei medici del Coas: “Nessuna precauzione né rispetto delle norme igienico-sanitarie”

Non è andata giù al sindacato, l'organizzazione allestita ieri nella stanza del direttore sanitario: “Uno show con assembramenti e mancanza di dotazioni minime”

“Uno spettacolo indecoroso, uno scenario grottesco, forse neanche da terzo mondo, che ben rappresenta l’andazzo l’organizzativo che regna da anni nell’Asp di Messina”.

E’ l’attacco del sindacato Coas contro quello che definisce  “un incredibile palcoscenico, uno “show mediatico”  allestito in occasione del Vax Day di ieri, domenica 3 gennaio in cui “sono state ignorate le più elementari norme igienico-sanitarie e le precauzioni standard per una vaccinazione”.

Non c’è solo l’accusa di spettacolarizzazione di un evento comunque atteso e da documentare quanto le misure di sicurezza e funzionalità dell’“ambulatorio vaccinale” allestito stanza della direzione sanitaria dell’Asp.

Secondo il coordinatore provinciale Mario Macrì e il vice segretario aziendale Emilio Cortese, “immagini e video prodotti dai mass media hanno chiaramente mostrato un numero impressionante di persone all’interno dei locali, un assembramento pazzesco – scrivono in una nota -  in barba a ogni prescrizione di legge, e la assoluta mancanza di dotazioni strumentali e tecnologiche, come  una lettiga, un lavabo nella stanza per il lavaggio delle mani ad ogni esecuzione di vaccino e quant’altro ancora necessario alla specifica attività sanitaria, dotazioni minime che fanno di un ambiente sanitario un luogo sicuro per lavoratori e utenti! Alla faccia di tutti quei professionisti sanitari che giornalmente applicano precise linee guida, regolamenti e normative nei loro ambulatori siano essi pubblici che privati! Perché di questo stiamo parlando! Ma per l’Asp di Messina tutto è derogabile!”

I due sindacalisti ricordano che “la vaccinazione è un atto medico e come tale può avere eventi avversi anche gravi, nella Sanità Pubblica, va eseguita nel rispetto di precise norme igienico-sanitarie, in un ambulatorio vaccinale, di solito allocato al pianoterra, oppure in prossimità di un ascensore porta lettiga e non in una stanza qualsiasi, come nel caso in questione della Direzione Sanitaria dell’ASP di Messina, situata al 3° piano e servita da un ascensore inidoneo al trasporto di barelle! Mai si somministra un vaccino a un paziente seduto su una normale sedia (per intenderci quelle di casa, ad angolo di 90°) ma in una poltrona reclinabile come tutti i filmati del mondo civile hanno mostrato! Questo, perché una delle reazioni possibili, seppure rara, è quella ipotonica-iporesponsiva! Per intenderci la “perdita dei sensi” le cui conseguenze possono essere anche gravi se si pensa ad una caduta a terra accidentale. Inoltre, deve essere presente la necessaria la dotazione minima di strumenti prevista dai protocolli d’intervento per le giuste manovre rianimatorie. Non potevamo credere ai nostri occhi, al posto del normale “tavolino servitore”, c’era un normale tavolo da studio casereccio, rotondo, all’uopo ‘apparecchiato’ vergognosamente!”.

Secondo il Coas, mentre si mostrano “tante, troppe, facce sorridenti, con in testa il capo di gabinetto dell’assessore alla Salute (che sulla vicenda non ha voluto replicare, ndr) a rassicurate tutti” il virus della pandemia “è ormai di casa nei presidi Ospedalieri dell’Asp di Messina messi in ginocchio (Milazzo e Patti) perché chi doveva vigilare, chi doveva “prevedere”, chi doveva “programmare” non lo ha fatto o lo ha fatto male”.

“Sembrerebbe, inoltre, e sarebbe gravissimo, che la campagna vaccinale anti Covid sia stata predisposta, senza alcun coinvolgimento dell’Uoc Spem del Dipartimento di Prevenzione, diretto interlocutore del sistema vaccinale! Proprio quel Dipartimento di Prevenzione che a partire dall’anno 2014 con il commissario straordinario, Francesco Poli prima sino ad arrivare al direttore generale  Sirna è stato deliberatamente depotenziato, con dichiarazione di esuberi di personale medico (ben 24!) per utilizzare quella massa finanziaria stipendiale altrove! Infatti il Dipartimento di Prevenzione era visto dai manager come uno spreco di risorse umane e finanziarie”.

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