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Cronaca

Dati covid falsi, revocati i domiciliari ai due dirigenti e all'informatico: resta la sospensione dai pubblici uffici

Tornano in libertà Letizia Di Liberti, Salvatore Cusimano ed Emilio Madonia. Lo ha disposto il gip di Palermo che ha fatto cadere la maggior parte delle accuse della procura di Trapani. Resta in piedi il falso sui decessi che, secondo i giudici, non influisce sui dati ufficiali del ministero

Revocata la misura degli arresti domiciliari per la dirigente della Regione siciliana Letizia Di Liberti, per il funzionario dell'assessorato regionale alla sanità Salvatore Cusimano e per Emilio Madonia, l'incaricato della gestione informatica dei dati. I tre risultano indagati all'intero dell'inchiesta sui dati covid falsi in Sicilia. A disporre soltanto l'interdizione dei pubblici uffici per i primi due la procura di Palermo a cui è stata trasperita l'indagine partita dalla procura di Trapani. 

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I pubblici ministeri hanno recepito solo 7 dei 36 capi di imputazione stralciando i capi riguardanti la falsificazione dei bollettini giornalieri. Rimane in piedi l'accusa di falso legato alla compilazione dei form, gli atti pubblici informatici destinati a provare la verità dei dati contenuti, della sezione "dati aggregati" della Piattaforma web della sorveglianza integrada covid dell'Iss e del Ministero della Salute, dove, secondo l'accusa, i tre inserivano dati falsi relativi alle informazioni richieste per il calcolo di alcuni indicatori ministeriali che, comunque, non avrebbero influito sulla descrizione del quadro ufficiale dell'andamento epidemiologico dell'isola.

Nel registro degli indagati è stato iscritto anche Ferdinando Croce, ex capo di gabinetto dell'assessorato regionale alla sanità, che ha rassegnato, poco dopo l'avvio dell'inchiesta, le sue dimissioni dall'incarico. 

"Il dato dei morti non influisce sugli atti pubblici"

L'ufficio di Palermo ha percepito la contestazione della falsificazione dei bollettini giornalieri inerenti i dati sui decessi. "Le indagini - si legge nell'ordinanza - hanno dimostrato avere una funzione di tipo solo divulgativo, non potendo essere considerati "atti pubblici". Secondo i giudici, "le falsificazioni relative al numero di decessi non risulta tra quelli presi in considerazione dalla Cabina di Regia e non sono utilizzati per le valutazioni epidemiologiche nazionali e regionali", scrivono. 

Ed ancora la Procura, afferma che "i dati aggregati hanno una funzione secondaria, per così dire conoscitiva, cioè quella di informare la popolazione sullo sviluppo della pandemia: i dati in questione alimentano quotidianamente i bollettini e le dashboard pubblicati su appositi siti internet e dalla Protezione Civile insieme al Ministero della Salute ad uno scopo per così dire giornalistico e statistico. Ciò spiega perché questo Ufficio nel modificare i capi di incolpazione provvisoria non abbia contestato la falsità indotta dei “bollettini”, che avendo una funzione solo divulgativa non rivestivano le caratteristiche dell“atto pubblico”. Allo stato non risulta quindi che di questo bollettino giornaliero venga fatto un qualche utilizzo e che in particolare incida sul contenuto di successivi atti pubblici”, si legge ancora. 

Gli interrogatori e l'acceramento su cellulari e tablet 

Il 15 Aprile è stato fissato dal Gip, Cristina Lo Bue, l’interrogatorio degli indagati colpiti da misura cautelare, i quali hanno risposto alle domande del Gip e dei Pubblici Ministeri, assistiti dai rispettivi difensori, per Cusimano, Luigi Spinosa, per Madonia, Enrico Sorgi e per la Di Liberti, gli avvocati Paolo Starvaggi e Fabrizio Biondo. 

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Nella giornata di giovedì 15 aprile, nel contraddittorio con tutti gli indagati, è stato disposto l’accertamento tecnico di estrazione di copia forense degli smartpone e tablet sequestrati agli indagati, con conferimento del relativo incarico. 

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