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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Dispersione scolastica, Messina migliore della classe in Sicilia

La città dello Stretto presenta dati inferiori rispetto all'andamento regionale. In commissione l'analisi di un fenomeno reso ancor più drammatico dalla pandemia Covid

Messina migliore della classe in Sicilia per quel che riguarda la dispersione scolastica. E' il dato emerso durante i lavori della settima commissione di questa mattina. In Aula, oltre al presidente Placido Bramanti, l'assessore alle Politiche Scolastiche Laura Tringali e le dirigenti dell’Istituto Comprensivo Giacomo Leopardi Ersilia Caputo e del Liceo Scientifico Seguenza Lilia Leonardi. La città dello Stretto aveva fatto registrare un trend positivo anche l'anno scorso.

 “La dispersione scolastica da parte dei giovani in età scolare – ha detto Bramanti – può manifestarsi nell’abbandono, nell’uscita precoce del sistema formativo o nell’assenteismo. La propensione all’abbandono più consistente si registra purtroppo ancora nel Sud Italia (1,12% per quanto riguarda la scuola media, 3,9% per quanto riguarda la scuola superiore). La Sicilia è purtroppo tra le regioni con il tasso di dispersione scolastica più alto d’Italia (1,2%) ed il momento più critico è la transizione tra le medie e le superiori, ossia il passaggio tra i due cicli scolastici, quando il tasso di abbandono diventa più alto, fino a raggiungere anche il 5%".

Messina si comporta meglio delle altre città siciliane, con percentuali molto più basse delle singole province e quindi della media regionale. Per quel che riguarda la scuola primaria, l’indice di dispersione scolastica, sul totale degli alunni iscritti, è dello 0,45%, con la media regionale che si attesta allo 0,57. Passando poi alla scuola secondaria di primo grado, la percentuale di Messina, 2,30%, è la più bassa dell’isola: nessuna tra le provincie siciliane è infatti sotto il 3% tranne quella dello Stretto. Il tasso di abbandono scolastico in Italia negli ultimi anni è stato in calo, pur restando tra i più alti dell’UE, soprattutto al sud e tra i giovani nati all’estero.

"L’era Covid che stiamo vivendo – prosegue Bramanti – ha introdotto la DadD (Didattica a Distanza). Nel rischio dispersione non rientrano solo i bambini svantaggiati: la gravità dei dati raccolti non riguarda solo situazioni estreme, ma ci riguarda tutti, tanto che il risultato è che circa un minore su quattro è considerato a rischio dispersione. Stiamo parlando del 25% come dato su base nazionale che diventa uno su 3 al sud Italia, dove la situazione è molto più grave. La pandemia ha dunque acuito questo fenomeno a partire dalle periferie urbane e dai territori difficili e deprivati culturalmente. Proprio nelle realtà periferiche dei grandi centri, è emerso da un’inchiesta della suddetta Comunità che la pandemia stava avendo un effetto piuttosto preoccupante sui bambini, osservando in particolare due indicatori: il numero dei minori con più di tre assenze ingiustificate al mese e il numero di bambini che non avevano ripreso le attività scolastiche perché non avevano effettuato l’iscrizione o, pur essendosi iscritti, non avevano frequentato la scuola nel periodo di osservazione che va da settembre fino alla pausa natalizia. Un dato su cui riflettere è che nelle scuole che per motivi di emergenza, ad esempio per casi di positività, hanno adottato la didattica a distanza, circa la metà dei bambini hanno avuto delle difficoltà a seguire le lezioni. Questa soluzione, quindi, ha sostenuto solo la metà dei bambini mentre l’altra metà è rimasta esclusa. Inoltre, una scuola su nove, quindi circa il 10%, ha avuto un orario ridotto da settembre a dicembre. Ad esempio non è stato mai ripreso il tempo pomeridiano e questo significa che anche i bambini che non hanno avuto problemi con la DAD comunque hanno avuto meno ore di scuola quest’anno. Ma quello che ci ha maggiormente preoccupato è che s’è fatto poco, ci sono state poche proposte, lasciando passare tutto un po’ nel silenzio".

"Anche nella nostra realtà locale – conclude il Presidente Bramanti – si sono fatti purtroppo sentire gli effetti della pandemia, con i servizi della stessa Asp che faticano a evadere tutte le richieste di supporto al disagio mentale degli adolescenti. Un disagio che già prima della pandemia da Covid interessava dal 10 al 15 % dei minori, in una realtà in cui la dispersione scolastica raggiunge punte del 16% e dove a gennaio del 2020 veniva lanciato dalla Prefettura un allarme baby gang”.

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