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Cronaca

Fallimento Aicon Spa, Siclari condannato a 7 anni e mezzo: sotto la lente l'operazione a Musolino

L'ex patron dell'holding di Giammoro che era riuscita a sbarcare in Piazza Affari con la produzione di imbarcazioni di lusso riconosciuto colpevole del reato di bancarotta. Resta a processo per l'ipotesi di autoriciclaggio

Sette anni e sei mesi di reclusione con l'inabilitazione all'esercizio di impresa per 5 anni e 8 mesi e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per “Lino” Siclari, l'architetto messinese ex patron dell'Aicon Spa, condannato per la bancarotta dell'holding di Giammoro che era riuscita a sbarcare in Piazza Affari con la produzione di imbarcazioni di lusso.

Lo hanno deciso i giudici del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (presidente Antonino Orifici) al processo scaturito dall’operazione “Follow the money” (segui i soldi) scattata nel 2016 con l’arresto di Siclari e due suoi collaboratori su richiesta del procuratore di Barcellona Emanuele Crescenti e del sostituto Rita Barbieri. 

La pm Veronica De Toni aveva chiesto dieci anni ma per l'imputato, difeso dagli avvocati Gaetano Barresi e Alberto Gullino, sono caduti due capi d'accusa, uno relativo alla distrazione di somme per la quotazione in borsa.

Dovrà invece pagare le spese del procedimento e risarcire i danni alle curatele fallimentari di “Aicon Spa” e della “Aicon Yacht” che si sono costituite parti civili nonchè danni (da liquidarsi in sede civile) e spese legali a un gruppo di lavoratori della Aicon Yachts.

Ma la sentenza non è l'ultimo capito di un pezzo di storia dell'imprenditoria messinese cominciata nel 2002 con un esordio brillante quotata in Piazza Affari nel 2007, unica società siciliana presente nel listino azionario, e naufragata pochi anni dopo con il fallimento. Quattrocento lavoratori finirono in cassa integrazione e i debiti complessivi del gruppo erano quantificati in 100 milioni di euro.

Si accendono così i riflettori e parte un’inchiesta per la quale Siclari sarà chiamato a rispondere di bancarotta fraudolenta e numerose violazioni fiscali. Si parla di una distrazione di denaro quantificabile in 124 milioni di euro.  Più meno il fatturato dell’azienda al momento della quotazione nel mercato azionario: soldi che sarebbero stati piazzati su un conto corrente svizzero, intestato a una controllata del Lussemburgo, mentre il Tribunale ha dichiarato fallita la Aicon Yachts con debiti per 96 milioni e la Aicon SpA per 50 milioni. 

Oggi Siclari deve rispondere, insieme al suo consulente Pietro Pappalardo, di autoriciclaggio per un investimento a Musolino, nel cuore dei Peloritani, effettuato qualche anno dopo. Secondo l’accusa avrebbe di fatto reinvestito i fondi dell’azienda fallita  in una nuova iniziativa imprenditoriale basata su una proprietà, la villa della famiglia Rodriquez, sui Colli Sanrizzo, che con opportuni ritocchi avrebbe dovuto ospitare una beauty-farm tra le più grandi della Sicilia garantendo a Siclari di mutare in maniera radicale i propri orizzonti di businessman. Per realizzare il nuovo “sogno” venne richiesta una concessione alla Forestale per ulteriori 150 ettari nei quali fare nascere il centro-benessere, collegato a strutture ricettive per 200-300 posti, dove praticare anche turismo equestre e bici-cross.

Tutte operazioni, che secondo gli inquirenti, avrebbero avuto luogo anch’esse attraverso la sottrazione di denaro alle società fallite.

Il nome Aicon è recentemente risorto con una nuova proprietà americana che nulla ha a che vedere con la vecchia gestione.

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