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Cronaca

Infermieri morti dopo il vaccino, Tamà in commissione all'Ars: “Ritardi per le diagnosi”

Il medico e cognato di Giacomo Venuto deceduto il 5 agosto, ha relazionato sulle fasi della malattia. Intanto la cartella clinica dell’infermiere Mondo è stata sequestrata dall’autorità giudiziaria. L'assessorato alla Salute: “I lotti erano diversi. Pronti a una ispezione”

Si è svolta in commissione sanità all’Ars l’audizione del medico Sebastiano Tamà, cognato e medico di famiglia dell’infermiere Giacomo Venuto, deceduto il 5 agosto scorso, venti giorni prima la morte del collega Antonio Mondo, per il quale è stata fatta segnalazione all’Aifa in relazione alla vaccinazione anticovid a cui i due sanitari che lavoravano al centro Neurolesi si erano sotttoposti già a gennaio.

I casi sono finiti in sesta commissione all’Ars dopo l'istanza di Tamà che ha chiesto di approfondire l’eventuale nesso di causalità tra la vaccinazione eseguita e il decesso di due soggetti sani.

Per Venuto, era stata diagnosticata nella fase medio-terminale una vasculite di wegener. “Una diagnosi che è avvenuta in netto ritardo rispetto un precedente ricovero – spiega Tamà – e che è stata considerata come pregressa secondo me erroneamente in quanto mio cognato, tra l’altro uno sportivo, non aveva mai sofferto di nulla”.

Ieri in commissione anche i vertici dell’ospedale Papardo, dove i due infermieri sono morti. Presenti i direttori generale, sanitario e amministrativo. Il direttore generale Angelo Paino ha relazionato sull'operato dei medici mettendo in evidenza la correttezza delle procedure seguite durante la fase del ricovero ma non è entrato nel merito del nesso di causalità tra vaccino e decesso che è comunque all’attenzione dell’Aifa.

La cartella clinica dell’infermiere Mondo è stata già sequestrata dall’autorità giudiziaria.

Presente per l’assessore alla Sanità Ruggero Razza, la dirigente Rosalia Murè che ha dichiarato ampia disponibilità per un atto ispettivo affermando anche che i lotti del vaccino Pfizer somministrati ai due infermieri erano diversi.

Una testimonianza contestata in parte da Tamà che ha affermato che solo per la prima somministrazione i due colleghi avevano ricevuto dosi da lotti diversi.

Tamà si è detto anche rammaricato per l’assenza dei vertici dell’ospedale Piemonte dove si sono registrate le prime fasi di aggravamento della malattia di Venuto che ha reso indispensabile poi il trasferimento al Papardo. “Ci sono stati vari passaggi controversi mentre la diagnosi precoce è la chiave di volta per trattare bene un paziente – conclude Tamà -  E qui, secondo me, ci sono state delle carenze che andrebbero approfondite”.

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