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Economia

La brutta sorpresa sul prezzo di diesel e benzina da domenica 5 febbraio

Tutti gli occhi sono puntati sulla prossima settimana: scatterà l'embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia. Potrà incidere nelle dinamiche dei prezzi dei carburanti? E di quanto? Si torna a parlare di accisa mobile. L'Unione nazionale consumatori: "Se non si riabbassano ora le accise si rischiano pericolosi effetti moltiplicativi sull'inflazione"

Prezzi in aumento nell'ultima settimana (dal 23 al 29 gennaio) per benzina e gasolio. Ma tutti gli occhi sono puntati sulla prossima settimana, quando ci sarà un nuovo elemento che potrà incidere nelle dinamiche dei prezzi di benzina e gasolio. Procediamo però con ordine. Secondo la media settimanale dei prezzi nazionali pubblicata sul sito del ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il costo della verde in modalità self è 1,871 euro al litro in crescita di 4,18 centesimi (+2,29%) mentre il gasolio auto si è attestato a 1,912 euro in aumento di 3,72 centesimi (+1,98%). In calo il gasolio per riscaldamento a 1,663 euro (-1,08 centesimi pari a un calo dello 0,65%).

"Dati pessimi! Il gasolio sfonda quota 1,9 euro. Come temevamo, con l'avvicinarsi della data del 5 febbraio, ossia dell'embargo dell'Ue ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia, i prezzi hanno preso il volo''. L'Unione nazionale consumatori commenta i dati settimanali diffusi dal ministero dell'Ambiente e giudica ''irresponsabile'' la decisione del governo di rialzare le accise. L'idea del governo di intervenire sulle accise solo se il prezzo aumenta sulla media del precedente bimestre rispetto al valore indicato nell'ultimo documento di programmazione economico-finanziaria presentato ''è a dir poco da incompetenti. Va ripristinata l'agenda Draghi: bisogna intervenire subito quando serve. Se non si riabbassano ora le accise si rischiano pericolosi effetti moltiplicativi sull'inflazione che ridurranno i benefici che si avranno dal calo del prezzo del gas", conclude l'associazione.

Cosa cambia da domenica 5 febbraio

La data cerchiata in rosso sul calendario è domenica 5 febbraio, il giorno in cui scatterà l'embargo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia. L'embargo al petrolio russo è stato deciso già dal 5 dicembre dall’Unione europea, ma solo dal 5 febbraio si estenderà ai prodotti della raffinazione, a partire dal diesel, e ciò potrebbe generare altra volatilità sui prezzi. Vietata l'importazione, con tutto quello che ne consegue: tra meno di una settimana mancheranno all’appello l’equivalente di oltre un milione di barili al giorno, un quarto della domanda di tutta la Ue. Andranno sostituiti (e in parte lo si è fatto, per tempo), facendo scattare una corsa alla domanda che, inevitabilmente, potrebbe portare a nuovi rialzi dei prezzi ai distributori. L'Italia, a differenza che per il gas, non è particolarmente esposta a riguardo, ma per gli analisti l'embargo porterà a un nuovo generale aumento dei prezzi dei carburanti, soprattutto per quanto riguarda il gasolio. Il timore, in parole povere, è che possa partire una nuova raffica di rialzi.

Qualcuno potrebbe far notare che l'embargo al petrolio russo, scattato due mesi, in realtà non abbia provocato particolari problemi per le forniture. Ci sono delle cose che vanno specificate. La disponibilità di greggio rimane elevata nel mondo e la quota di petrolio russo è stata sostituita senza particolari contraccolpi. Ma il caso dei prodotti raffinati è differente: è un'attività che il mondo occidentale dall'inizio del secolo ha quasi messo al bando, dando il là alla riconversione verso i biocarburanti e lavorazioni sostanzialmente meno inquinanti. Sono attività che nessuno vuole più fare, anche per la difficoltà di costruire impianti per le resistenze locali. Servirebbero comunque anni prima di costruirne di nuovi. La Russia e i paesi del Golfo, dove ambientalismo e opposizione sono un miraggio, hanno rifornito l'Europa, che ha pensato di aver risolto "per sempre" il problema. L'invasione russa dell'Ucraina ha cambiato le carte in tavola e sostituire i prodotti raffinati russi è diventato un'esigenza.

Certo, le scorte accumulate nelle ultime settimane faranno da cuscinetto ed eviteranno probabilmente un'impennata immediata delle quotazioni in Europa. Le compagnie europee si sono affrettate a riempire gli stoccaggi di gasolio, con flussi che hanno raggiunto il massimo dell'ultimo anno. L'Ue ha già dimezzato le importazioni di gasolio russo dal 50% precedente all’invasione al 27% odierno, aumentando nel frattempo le importazioni dagli Stati Uniti e da altri paesi. L'Ue sta facendo scorte anche da Medio Oriente e Asia, a cominciare dalla Cina. Hedi Grati, responsabile della ricerca su combustibili e raffinazione di S&P global commodity insights, sottolinea poi "l'ampliamento della capacità di raffinazione di Kuwait, Arabia Saudita e Oman, che potrebbe alleviare qualsiasi impennata di prezzi derivante dal divorzio con la Russia".

Tuttavia, a un certo punto, il conto dell'embargo potrebbe arrivare (basti pensare semplicemente ai costi di trasporto che saliranno rispetto a oggi, con possibili riflessi alle pompe). A quel punto sì che sarà utile contare sull'accisa mobile prevista dal governo. Perché, in sintesi, un generale incremento dei listini non può essere affatto escluso.

Come funziona l'accisa mobile

Come funziona in concreto l'accisa mobile? Il via libera alla riattivazione di questo sistema introdotto dalla finanziaria del 2008 è prevista  dal decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti appena entrato in vigore. Il taglio delle accise può essere adottato se il prezzo "aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria presentato".  L'accisa mobile cala al crescere del prezzo di benzina e gasolio per alleggerire il carico complessivo.

Bisogna andare a 15 anni fa (2007-2008) quando, di fronte a un prezzo del petrolio triplicato in 18 mesi nel contesto della crisi finanziaria globale, la manovra di quell’anno stabilì che le accise sarebbero state "diminuite al fine di compensare le maggiori entrate Iva derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale del petrolio greggio".  La misura semplifica (ma soprattutto rende vincolante nella sua applicazione) il meccanismo di sterilizzazione dei perversi effetti moltiplicatori degli aumenti del prezzo industriale dei carburanti sull'Iva, che insiste in percentuale fissa sulla sommatoria tra prezzo industriale e accisa. Lo strumento introdotto dal governo Prodi II a fronte di un aumento dei prezzi dei carburanti, e quindi del gettito Iva, riduce (di un pari importo) l'ammontare delle accise per limitare i rincari. È un meccanismo rimasto finora inapplicato.

Fonte: Today

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