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Ruspe in via degli Orti, gli attacchi di Sciacca e i dubbi sulle autorizzazione tecniche

Ancora polemiche degli storici e sospetti sulla distruzione dei resti della Messina preterremoto. L'ex Capo del Genio civile non le manda a dire a Comune e Soprintendenza. “Occorre accertare cosa prevedono gli ultimi nulla osta dell'ufficio di via Saffi”

In quel tratto restava qualcosa della Messina preterremoto, erano le strade percorse da Sant'Annibale per aiutare i poveri e poi non gestite da Comune e Soprintendenza come un Bene culturale.

Nino Principato, ad esempio, sull'area tra via degli Orti e via Cesare Battisti ridotta a un cumulo di macerie scrive: "Io l'avevo vincolato nel Piano Regolatore vigente come A1, cioè edificio di interesse storico - documentario dove erano consentite solo la manutenzione ordinaria, straordinaria, ristrutturazione, consolidamento statico e restauro e risanamento conservativo. Assolutamente non era consentita la demolizione. E il Piano Regolatore è legge e nonostante ciò hanno demolito tutto. Io ho la coscienza a posto, ho fatto il possibile e l'impossibile per salvarlo in perfetta solitudine e nel silenzio di tutti. Già, ma cosa conta quella testa calda che rompe le scatole sempre a politici, sindaci, assessori e Soprintendenza che si chiama Nino Principato?". Marco Grassi che ha scattato delle foto preferisce un no comment a esternare la rabbia di amante della storia messinese.

L'ex ingegnere capo del Genio civile e già candidato sindaco e consigliere Cinquestelle Gaetano Sciacca dichiara: "Intanto accertiamo che tipo di autorizzazione abbia dato il Genio civile, se solo per consolidamento e messa in sicurezza per i fabbricati vicini oppure per la nuova costruzione. Detto questo chiediamoci come abbia dato l'autorizzazione la Soprintendenza e che cos'abbia fatto o stia facendo il Comune in questa vicenda, come mai per realizzare una tettoia gli enti preposti dicono no e per questi progetti dal forte impatto si dice sì? Adesso è tutto demolito ma Comune e Soprintendenza dovevano intervenire prima e non a cose fatte, chi ha concesso che la zona sia divenuta edificabile? Ci sono nomi e cognomi, il Comune anziché essere decisionista su questioni minoritarie perché non lo fa in queste occasioni? Se si vuole s'interviene in tempo, io l'ho fatto contro l'edificazione sulla vallata del torrente Trapani dove poi si sono scoperti gli interessi della mafia con le operazioni Beta e per la messa in sicurezza del viadotto Ritiro dove qualcuno voleva farla con un giunto, un inutile giunto".

IL PROGETTO

Il piano tra via degli Orti e via Cesare Battisti ha per titolo "Recupero e conservazione della facciata settecentesca su via Porta Imperiale". "I titoli hanno poca importanza" - risponde Sciacca. Si tratta di lavori di demolizione e ricostruzione secondo la legge regionale 6 del 2010 e riqualificazione del patrimonio edilizio e più precisamente dell'isolato 96. Gli ultimi ok di Genio civile e Soprintendenza sono del maggio scorso, quello dei vigili del fuoco del 2013. Committente: Salvatore La Galia, Antonino Sobbrio e altri. Progettista architetto Sergio La Spina.  Il progetto preliminare di una palazzina di 22 piani, redatto da Sergio La Spina e da Salvatore La Galia, è stato approvato dalla Soprintendenza. Nel gennaio 2018 dopo aver parlato di revoca dell'incarico l'allora assessore regionale Vittorio Sgarbi si era scusato con il Soprintendente ai beni culturali Orazio Micali, i lavori vennero comunque sospesi, dichiarando: "Rileggendo meglio le carte sembra che l’abbattimento della facciata di questo edificio a Largo Avignone non fosse illegale. Non ci sono irregolarità, però quest’area deve essere rispettata e l’intervento deve essere fatto con intelligenza, mantenendo il decoro". Era stato chiesto che la palazzina scendesse da 22 a una decina di piani. Una sentenza del Tar del 2014 aveva dato il via libera alla concessione edlizia. Un anno prima l'ex soprintendente Salvatore Scuto aveva detto sì alle opere di realizzazione di un edificio a venti piani ma con una facciata che riproducesse la Messina del 700. Oggi c'è un cratere di pietre, forse domani un "grattacielo". Tra le polemiche i ruderi della Messina del Settecento sono un cumulo di materiale di risulta. 

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