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Cronaca Montagnareale

Sidoti da politico a imprenditore di società "bancomat", la galassia di aziende nate e fallite: tutto inizia quasi dieci anni fa...

Le indagini di Finanza e procura di Patti non riguardano l'attività da sindaco dell'esponente vicino a Forza Italia e con un passato nell'Udc. Anche l'Anac si era insospettita sulla mole di appalti conseguiti dalle ditte legate al primo cittadino e ai parenti

Rosario Sidoti, con un lungo passato di esponente politico (già assessore e consigliere provinciale e dal 2021 in Forza Italia vicino al parlamentare Tommaso Calderone) è stato arrestato per la sua attività da imprenditore; non risultano agli atti dell'inchiesta accuse che lo riguardano da sindaco di Montagnareale. La mole di appalti pubblici conseguiti dalla galassia delle società controllate da Sidoti e dai parenti (quest'ultimi nove non si trovano agli arresti e sono indagati genitori, moglie, suocera, figlia, sorelle, cognato e una cugina del primo cittadino che per un anno hanno il divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche) aveva portato i militari guidati dal Capitano Davide Aquino e la procura di Patti ai primi sospetti sostenuti anche da segnalazioni ricevute dall'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione.

Qualcosa dunque non funzionava in quel reticolo di imprese utilizzate - secondo l'accusa - come dei bancomat personali dalla famiglia Sidoti. Le aziende, acquisiti i finanziamenti pubblici venivano "svuotate" dalle somme ottenute e non procedevano al pagamento delle relative forniture e fallivano. La prima ditta a chiudere i conti risale al periodo compreso tra il 2013 e il 2014, l'ultima nell'aprile 2022.

Terremoto giudiziario a Montagnareale 

Non ci sono risvolti di natura politica dall'inchiesta di Finanza e procura di Patti. Sidoti, da sindaco di Montagnareale, non ha commesso illeciti secondo l'accusa ma da imprenditore sì e riusciva a garantire fondi pubblici che finivano nelle tasche dei parenti. Nel giugno 2018 Sidoti aveva vinto le elezioni a Montagnareale contro Nunzio Pontillo e nella primavera del 2023 avrebbe dovuto lasciare l'incarico elettivo in attesa delle nuove consultazioni. 

L'inchiesta della Finanza, le immagini
 

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